Tre punti strappati dalla burocrazia. Tre punti che, in linea teorica, potrebbero anche essere riconsegnati. Tre punti pesanti, ingenuamente persi per strada, con i quali oggi parleremmo nuovamente di Sassuolo, terzo in campionato, con 12 punti. Ed a ridosso delle sole Napoli e Juventus.

Non più, semplicemente, uno dei tanti, abusati, "miracoli" del nostro calcio, ma una realtà calcistica concreta, finanziariamente solida, e tecnicamente non inferiore a molte altre grandi, o presunte tali. Che continuano a barcamenarsi tra evidenti incertezze societarie, cambi di allenatori repentini (e, talvolta, ingiustificati), sessioni di calciomercato pavide ed improvvisate, all'insegna dell'esoticità e del colpo ad effetto, e ricercata sperimentazione tattica.

Tutte caratteristiche che non s'addicono a gente come Squinzi, Carnevali e Di Francesco. Che di cose ne hanno già insegnate, al nostro calcio, e che di settimana in settimana continuano a professare un verbo, quello della sobrietà e del made in Italy (4 gli stranieri in rosa, segue il Cagliari con 8), che continua ad essere una chimera, in Serie A.

Qualche dato. Pur senza l'uomo di maggior valore tecnico della rosa, Berardi - che ne avrà ancora sino a ottobre inoltrato -, il Sassuolo sinora è andato in gol in tutte le ultime nove gare di campionato, segnando 14 reti. In attesa del buon Mimmo, e che finalmente anche Matri dia il proprio contributo, il ritrovato Defrel - che Di Francesco è riuscito a plasmare in nove schietto e concreto, da seconda punta discontinua a fumosa che era - ha messo a segno già 7 gol (in 9 presenze stagionali). Meglio, per intenderci, di Icardi, Higuain, Bacca, Dzeko e Milik. La sessione estiva, al di là delle cessioni di Vrsaljko e Sansone, ha portato al riscatto di Politano e Duncan, agli acquisti di Ragusa, Iemmello e Letschert, alla "prenotazione" per un prospetto straordinario come Ferrari, allo stesso Matri (unico acquisto, sinceramente, di difficile interpretazione, vista l'età e la propensione al gioco avvolgente dell'allenatore) ed a Lirola. Uno che, per intenderci, nelle sue uniche 4 presenze stagionali, tra campionato e coppa, ha già messo a segno due assist e un gol. Totale speso: 21,6 milioni di €, a fronte di 29,2 di cessioni. Età media degli acquisti: 22,9. Preliminari di Europa League, alla prima apparizione, superati. Esordio clamorosamente convincente. In definitiva: che volere, di più, dalla vita?

La risposta la fornisco io: anzitutto un pizzico di consapevolezza in più contro le grandi. Non che il Sassuolo visto lo scorso anno, soprattutto contro le strisciate, non sia stato esaltante, tutt'altro. E' che, soprattutto in questa stagione, dovrebbe essere lo stesso club neroverde a porsi in maniera più convinta e convincente, dinanzi a Milan, Inter, Roma, ed anche - cosa non riuscìtagli - alla stessa Juventus, la cui opulenza di gioco ha minimizzato ogni sterile e vano tentativo di autorità. In secundis, un maggior cinismo contro le rivali meno attrezzate. La partita contro l'Udinese di oggi, in cui Magnanelli e compagni hanno rischiato più d'una volta di subire il pareggio, e la sconfitta contro il Chievo lo denotano in maniera scientifica e palese. Detto ciò, è anche dalle vittorie striminzite, sofferte, ed anche un po' fortunose, come quella odierna, che si intravedono le grandi squadre: quelle, per intenderci, in grado di vincere a Palermo grazie ad un rocambolesco autogol. Certo non quelle che subiscono tre gol - e potevano essere anche di più - dal pur volitivo Torino, o quelle che si fanno fermare in casa da Gastaldello, Da Costa e Maietta. Che, con tutto il rispetto possibile e immaginabile, non possono arginare in maniera così banale un pacchetto formato da Candreva, Icardi, Perisic e Gabigol, che da soli hanno un valore di mercato pari al doppio dell'intero Sassuolo.

Il merito di tutto ciò, oltre che alla società, va a Di Francesco. Un tecnico giovane, determinato, con le idee chiare, e soprattutto plasmato da una sanissima e lunga gavetta. Nelle sue mani Consigli è diventato uno dei migliori portieri italiani; Acerbi, Peluso e Cannavaro hanno trovato una loro consapevole dimensione, dopo il passaggio a vuoto nelle grandi; operai del centrocampo come Missiroli, Magnanelli, Duncan e Biondini si sono trasformati in veri e propri protagonisti; Berardi e Defrel trovato continuità; giovanissimi come Sensi, Politano, Ricci, Lirola si preparano a esplodere. Tutte carte che il mister si è giocato, e che si giocherà, in questa, che pare già non esser più la stagione della conferma. Ma, semmai, quella dello step successivo: quella della promozione nell'Olimpo delle grandi. Una cerchia come sempre ristrettissima che è composta dalle sole squadre che hanno sostenuto un mercato atto a raggiungere la qualificazione in Champions, che di fatto - con Juve e Napoli già virtualmente collocatesi in prima e seconda piazza - vede un mini torneo lungo altre 32 giornate, dinanzi a sé. C'è l'Inter, c'è la Roma, e c'è il Sassuolo. Più indietro, e non di poco, Lazio, Milan e Fiorentina. I nerazzurri, per inciso, qualche problema ce l'hanno, e soprattutto dietro: se si ferma Murillo, resta il solito Ranocchia - non Beckenbauer - ad affiancare Miranda. I terzini, pur in attesa del ritorno di Ansaldi - e non di Roberto Carlos -, oggi, per intenderci, erano Santon e Miangue. Handanovic non può fare i miracoli per tutta la vita, ed in generale il gap tecnico che si percepisce tra reparto difensivo ed offensivo è troppo ampio, per produrre una squadra equilibrata. In casa Roma, invece, i difetti continuano ad essere legati alla viscerale discontinuità di molti degli effettivi: De Rossi, Nainggolan, Szczesny, Dzeko, Salah, gli stessi El Shaarawy e Bruno Peres, sono calciatori capaci di giocare nell'ombra totale intere partite. Ed il risultato sono le due sconfitte rimediate nell'arco dell'ultima settimana, e l'esclusione prematura dalla Champions. La stessa Coppa che Spalletti e i suoi ragazzi provano a rincorrere, che Di Francesco e i suoi iniziano legittimamente a sognare. Certo, molto dipenderà anche dalle altre: ma il cammino neroverde inizia a farsi più che interessante. Come le prospettive d'una squadra che sta per prendere definitivamente atto dei propri mezzi e delle proprie risorse. E che, a quel punto, proverà anche a dire la sua per il terzo posto. Nonostante ben tre punti buttati al vento, per via degli intrecci della burocrazia.