“Se la mia testa le dà fastidio, la smetta di guardare”

Timbuktu è un film diretto nel 2014 dal regista mauritano Abderrahmane Sissako. Al Festival del Cinema di Cannes, nello stesso anno, ha vinto il Premio della Giuria Ecumenica e il François Chalais Prize. Il film (trailer) racconta la storia di un pastore di bestiame che vive con la sua famiglia in un villaggio situato nei pressi di Timbuctù, in Mali. L’arrivo di un gruppo armato di jihadisti sconvolge la vita degli abitanti del posto. Con l’intento di imporre a tutti i costi la Shar??a, la “Legge”, questi vietano le sigarette, la musica e il calcio, bandendoli dai “piaceri” degli abitanti del villaggio e punendo chiunque infranga le severe leggi della teocrazia islamica. La vicenda, poco a poco, si snoda tra i tentativi, dall’alto valore simbolico e spirituale, dei protagonisti, di respingere le imposizioni jihadiste attraverso posizioni, atteggiamenti e idee rivolte e far barcollare, quasi smontandole, le certezze incrollabili del settarismo religioso.

Una scena del film che conserva grandi significati è quella in cui un gruppo di ragazzini, per aggirare le verifiche brutali di questi nuovi giudici, simulano una partita di calcio senza disporre del pallone, immaginando i passaggi, muovendosi in azioni ipotetiche, per una grazia che sa di liturgia clandestina quando, improvvisamente, due jihadisti piombano sul campo in perlustrazione, sorprendendo i ragazzi in atteggiamenti inequivocabili, ma, al tempo stesso, non condannabili, poiché questi, deposto il loro pallone invisibile, proseguono con esercizi ginnici, in barba al passaggio in moto dei due controllori.

Allora, tra la polvere del deserto di uno dei paesi più caldi del pianeta, un gruppo di ragazzini fa correre Messi a segnare un goal che non sarà raccontato dalle cronache, ma che, nel silenzio gioioso di una partita giocata senza l’attrezzo principe, abbatte per un momento, il muro erettosi a vietare il bene più prezioso nella vita di un uomo. La libertà. 

Ha un significato diverso, ma non meno importante, quello che nel 1989 emerge da una scena analoga, sia pur in altri panni e in un altro luogo, che Marco Risi rappresenta nel suo celebre Mery per sempre, il film tratto dal romanzo omonimo di Aurelio Grimaldi.

All’interno del carcere minorile “Malaspina”, che nel film viene chiamato “Rosaspina”, alcuni ragazzi in stato di detenzione stanno giocando a pallone. Seccato dai rumori e dal frastuono dei ragazzi, una guardia sottrae loro la palla, minacciandoli di non restituire più loro il pallone. Allora, Natale e compagni decidono di continuare a giocare anche senza il pallone, iniziando a imitare le azioni dei calciatori e a riprodurre i rumori e il chiasso che fino a poco prima avevano infastidito la guardia carceraria. Una maniera non punibile di rispondere alla punizione della legge tramutatasi in sopruso per volontà di un uomo solo, ma forte di un potere che lo rende inattaccabile. Anche qui, sia pur in modo diverso e per ragioni differenti, il calcio si fa metafora di quella risposta poetica che solo la potenza di un gesto sorprendente può opporre alla violazione.

Oggi, stando a quello che apprendiamo dai media, a quello che ci arriva e a quello che viene documentato da testimonianze dirette, le questioni più delicate e complesse, quelle che fanno parte di un’intimità collettiva che non può essere oggetto di turbamento, vengono affrontate secondo protocolli sommari, superficiali e indelicati, laddove, invece, la vita - non si scherza e si esagera se si dice la vita - è il prezzo pagato a fronte di questo gioco alla verità e all’assolutezza. Invece, chissà che non sia un passo reale, primario, essenziale, quello di recuperare prima di tutto la dose antica, originaria, genetica, dell’educazione alle cose e ai dolori umani. Chi conosce bene il calcio e le origini di questo sport, sa bene che questa disciplina è nata come una parabola universale, talvolta alla ricerca di benefici e di soluzioni, soprattutto, di modi di ricerca delle soluzioni. Il pallone come dottrina, pure in sua assenza, come in certi film. Sono state scelte queste due scene. Valga soltanto per mostrarle, è già qualcosa. Tutto qui.