Affidabilità, costanza. Ovvero il classico usato sicuro. Concetti e parole chiave che identificano alla perfezione Alessandro Birindelli, che inizia a giocare a calcio all’età di otto anni nella squadra del San Frediano, piccolo centro della provincia di Pisa, come esterno offensivo. Cresce quindi nelle giovanili dell’Empoli e, ben presto, viene convocato dalla prima squadra, arretrando nel frattempo la sua posizione in campo, con il ruolo di terzino destro che da quel momento si rivelerà la chiave di volta della sua carriera. In Toscana disputa cinque campionati, ottenendo due promozioni consecutive, sotto la guida di Luciano Spalletti, dalla C1 alla B nel 1995/96 e dalla B alla A la stagione successiva, segnalandosi come uno dei migliori giocatori della serie “cadetta”.

Nell’estate del 1997, è proprio Spalletti a segnalarlo a Marcello Lippi che lo porta alla Juventus, squadra di cui è anche tifoso. Il primo campionato con la maglia bianconera è molto positivo; “Biri”, infatti, conquista immediatamente il posto da titolare e, con 47 presenze e due goal, partecipa attivamente alla conquista dello scudetto e della Supercoppa Italiana. E’ in grado poi, nelle stagioni successive, di togliersi anche grandi soddisfazioni personali, come nella Champions League 2002/03: il suo goal contro il Deportivo La Coruña, realizzato con un destro sotto l’incrocio dei pali da una trentina di metri, viene ricordato ancora oggi come uno dei più bei goal da fuori area della storia del calcio. Logico pertanto che anche la Nazionale si interessi a lui, tanto che il 20 novembre 2002, contro la Turchia, esordisce nella squadra azzurra allenata da Giovanni Trapattoni.

Il 17 Maggio 2008, dopo 306 presenze e 6 goal annuncia l’addio alla Juventus; nel suo palmares figurano cinque scudetti, tre Supercoppe Italiane ed un Intertoto. Dopo una parentesi di un anno al Pisa, sua città natale, in B chiude la carriera in Lega Pro al Pescina Valle del Giovenco nel 2010.

Ma adesso vi chiederete, che fine ha fatto uno dei più longevi calciatori della gestione Lippi alla Juventus, una delle Legends della Signora? Lo scoprirete adesso, nell’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva a Fantagazzetta all’interno della rubrica #FGCON.

#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?

“Vivo ad Empoli, dove alleno l’under 17. A parte il lunedì, giorno di riposo, svolgo allenamento ogni giorno e poi il fine settimana ci sono le partite di campionato. La classica vita di tutti i giorni di un allenatore in poche parole.”

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?

“Uso linkedin perché mi serve per lavoro, con certi contatti funzionali in tal senso. Per il resto non ho alcun account facebook, né twitter. Il rapporto con i tifosi ancora oggi è caloroso, diretto. Partecipo a diverse iniziative dei club doc Juve un po’ in giro per l’Italia e facendo poi parte delle Juve Legends ho la possibilità di toccare gli umori della gente strettamente per mano. Mi fa davvero piacere quanto la gente mi sia rimasta fortemente legata”.

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore.

“Come squadra un posto particolare ce l’ha senza dubbio l’Empoli, società che mi ha lanciato nel grande calcio e mi ha permesso di approdare poi alla Juventus. Di conseguenza non posso che citare come allenatore Luciano Spalletti, con cui ho sempre avuto un determinato rapporto. Ci siamo tolti diverse soddisfazioni insieme (come la doppia promozione dalla C alla A ndr) e fu inoltre proprio lui a consigliarmi ad un certo Marcello Lippi…Tra i compagni cito su tutti Stefano Bianconi, oltre a Ferrara, Iuliano, Montero, Pessotto, Amoruso…Tutta gente con cui mi sento tuttora, dopo aver condiviso in bianconero davvero tanti successi e soddisfazioni. Riguardo ad un presidente non posso infine che citare interamente la famiglia Agnelli, dall’Avvocato passando per Umberto fino ad Andrea. Solidità, organizzazione e una gestione vincente che pochi eguali”.

#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?

“Ricordo l’anno in B, quello post Calciopoli. Lì davvero ho capito quanto la Juve fosse realmente amata a dismisura. Prima del match di Crotone sentivo dall’ospedale accanto lo stadio grida a dismisura per accaparrarsi un posto accanto le finestre che si affacciavano sul campo…E si sentiva questo affetto genuino, forte verso di noi. Stessa cosa avvenuta a Rimini e ad Arezzo, dove ho capito veramente il tifo del popolo, quello vero, che pur di vedere da vicino il proprio beniamino è disposto a fare sacrifici enormi. E’ stato un anno strano ma intensamente straordinario dal punto di visto emotivo”.

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?

“Senza dubbio il 4-4-2. Il modulo più semplice nell’interpretazione. Ideale per un difensore. Un sistema di gioco che esalta le caratteristiche degli esterni, favorendo le scalate in avanti ed essendo efficace allo stesso tempo nelle coperture. Ti permette di attaccare con tanti uomini ma non perdi mai l’equilibrio in campo. Copri il campo in tutta la sua ampiezza e non vai mai inferiorità numerica quando sei attaccato. I successivi sistemi a rombo che vediamo oggi, 4-2-3-1, 4-3-1-2 o 4-3-2-1 che sia, partono proprio dall’originario sistema base del 4-4-2. E non è un caso se in Europa, le squadre più blasonate difendono a quattro dietro”.

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?

“Avrei voluto che il mio rigore segnato a Manchester nella finale Champions contro il Milan fosse stato decisivo per la vittoria finale. Peccato perché poi alla fine ci si ricorda soltanto degli errori di Trezeguet e Montero…Questo è il mio vero cruccio degli straordinari anni in bianconero”.

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?

“Tornando indietro di sicuro non avrei lasciato il Pisa nel 2009 per andare a giocare con il Pescina in Lega Pro. Mi era stato prospettato un progetto ambizioso, guidato da Finmeccanica. Avevo firmato un triennale, due anni da giocatore e poi il terzo da dirigente. Peccato che poi tutto è andato in fumo, con la società che è fallita dopo appena una stagione. Ecco a posteriori dico che ho fatto una scelta sbagliata e avrei quindi dovuto chiudere la mia carriera al Pisa”.

#8 - Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana.

“Scelta troppo facile. Buffon senza discussioni. Capisco che ha una quotazione elevata, pertanto se si vuole spendere meno mi butterei su Sorrentino. Il Chievo infatti è una squadra che non prende tanti gol, curano molto bene la fase difensiva.”

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana.

“Acerbi. Sulle palle inattive riesce spesso a metterci lo zampino, oltre ad essere un usato sicuro lì dietro”.

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana.

“Nainggolan. Centrocampista duttile che abbina qualità e quantità. Presente in zona gol, mi ricorda molto il Vidal della Juventus. L’unica pecca però è data dalla sua suscettibilità che spesso lo porta ad andare un npò fuori di testa”.

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana.

“Mi piace molto Milik. Il Napoli gioca molto sul collettivo e sono convinto che l’attaccante polacco sia il terminale ideale per il gioco di Sarri. Disputerà un grande campionato”. 

Mauro Sarrica