Il 22 agosto 2000 era un martedì: in tanti s'erano dati appuntamento fuori ai bar, con le sedie disposte sul marciapiede perché faceva troppo caldo e dentro non si respirava. In televisione c'era il Napoli, in un'amichevole che valeva più del classico metadone estivo del drogato di pallone che aspetta il campionato: quella sera, il 22 agosto 2000, ad Alicante, si giocava contro il Real Madrid. E in campo non potevano scendere due squadre più diverse.

Da una parte c'era l'armata di Vicente del Bosque, fresca vincitrice della Champions League nella finale tutta spagnola contro il Valencia di Hector Cuper, una squadra galattica ma non ancora galactica, che aveva appena acquistato Luis Figo per l'allora cifra record di 140 miliardi; dall'altra la banda del maestro Zeman, appena risalita dalla Serie B, che nella sessione di mercato aveva già lasciato andar via l'eroe della promozione Stefan Schwoch – valore totale della squadra: 95 miliardi.

A Napoli non era arrivato nemmeno settembre che già si mugugnava: una città che aveva ancora vivo il ricordo dei tempi d'oro s'era dovuta piegare prima alla retrocessione e poi al ridimensionamento, e intanto doveva patire pure le scoppole estive dagli sparring partner, tipo il Borgosesia, squadra da campionato dilettanti che aveva imbarazzato Zeman pochi giorni prima della sfida con il Real. Ferlaino aveva appena ceduto la società a Corbelli, uno che sarebbe rimasto nel golfo giusto il tempo di inguaiare ulteriormente una situazione che già non era granché, ma che quell'estate sembrava quasi l'uomo della provvidenza. Lui e Ferlaino (che era rimasto come amministratore delegato) promettevano acquisti e predicavano calma, prima di quella partita di Alicante; entrambi, comunque, neanche si scomodarono per seguire la squadra: l'ex presidente guardò la partita con un occhio solo, mentre era a cena; Corbelli stava in pantofole nella sua casa di Brescia, davanti alla tv.

Del Bosque non mise in campo la squadra titolare ma non si risparmiò: mancava Raul (che era il miglior Raul) ma c'erano Morientes, Roberto Carlos, Guti e, ovviamente, Figo. Zeman rispose con le giovani promesse: il portiere Nando Coppola, il difensore Emanuele Troise, l'attaccante Giorgio Di Vicino; in campo c'era pure Fabio Pecchia, appena ritornato alla base dopo alcune stagioni passate fra Juventus, Sampdoria e Torino.

Passarono sei minuti di ginocchia tremolanti e poi, incredibilmente, il vantaggio del Napoli: cross di Vidigal e colpo di testa di Di Vicino, che poco più di un mese prima aveva compiuto vent'anni. Roberto Carlos fece l'occhiolino al giovane napoletano: nel tunnel, prima dell'ingresso in campo, Di Vicino gli aveva chiesto clemenza. Il Napoli, che pure era andato vicino al raddoppio (un gol di Amoruso annullato per fuorigioco, ma c'è chi giura ancora che fosse regolare), riuscì a resistere un quarto d'ora, prima del pareggio di Conceicao. A seguire una partita eroica, a tenere testa al Real Madrid (certo, le riserve e gli assenti, ma pur sempre il Real Madrid) fino ai calci di rigore: errori di Pecchia e Stojak, vittoria per la squadra di Del Bosque.

Sembrò l'inizio di un'annata sfavillante, con i giovani in rampa di lancio. Di Vicino, il ragazzo di Pianura, era destinato alla cessione in prestito e passò le settimane successive a chiedere un'occasione: la ottenne. Come lui, Emanuele Troise di Volla. E il portiere Nando Coppola. Per non parlare di Francelino Matuzalem, il regista dai piedi buoni che voleva convincere Luxemburgo a convocarlo nella nazionale brasiliana, o di Abdelilah Saber, il terzino marocchino voluto da Zeman, arrivano quell'estate come Quiroga, Vidigal, l'argentino Husain e l'ex leccese David Sesa. Corbelli e Ferlaino gongolavano: visto che bisognava dare tempo a Zeman?

E invece Zeman non ebbe tempo: fu esonerato a novembre e sostituito da Mondonico. Coppola fu ceduto negli ultimi giorni di mercato, a fine ottobre, dopo un'imbarazzante prestazione contro il Bologna; Di Vicino lasciò a gennaio, in prestito al Crotone: al suo posto arrivarono Edmundo, presentato al San Paolo davanti a 30mila tifosi manco fosse Maradona, e il diciannovenne Amauri, che aveva per idolo proprio O Animal. Alla fine dell'anno il Napoli, nonostante un buon girone di ritorno, tornò in Serie B.