E' strano, tutto molto strano. Da poche ore la Juventus, alla quinta stagione sotto la guida di Massimiliano Allegri, ha vinto il suo trentasettesimo Scudetto, l'ottavo consecutivo con un'impresa straordinaria. Un trionfo che resterà negli annali per tempi e modi. I bianconeri hanno potuto celebrare la vittoria con ben cinque giornate d'anticipo ed un distacco abissale sulla seconda in classifica. Eppure tutti gli ambienti bianconeri sembrano essere percorsi da un sottile strato di delusione/indifferenza.

La Juventus aveva iniziato questa stagione con due obiettivi: il primo e più importante era certamente la vittoria in Champions League, "secondario" se così lo possiamo definire era la vittoria del trentasettesimo tricolore, mentre Coppa Italia e Supercoppa non venivano neppure menzionati. In campionato il percorso, seppur non travolgente dal punto di vista del gioco, è stato a dir poco sublime: il primo pareggio arrivato alla nona giornata, nell'impegno interno contro il Genoa prima della delicata sfida in ambito europeo contro il Manchester United, e la prima sconfitta un girone più tardi, sempre con il solito Genoa per di più con la beffarda firma dell'ex, il tanto vituperato (dagli altri) Stefano Sturaro. La seconda sconfitta, contro la SPAL, invece è arrivata a Scudetto già praticamente acquisito e quando era ormai chiaro a tutti che la Juventus aveva il proprio interesse interamente rivolto alla competizione europea più che al palcoscenico italiano. Ora i bianconeri si trovano a più venti sul Napoli (gli azzurri hanno però una partita in meno) e con la possibilità di eguagliare il record storico di punti segnato dalla stessa Juventus sotto la gestione di Antonio Conte. Eppure, incredibilmente, c'è un eppure.

Eppure l'entusiasmo per questo percorso sulla carta tanto travolgente non è neppure lontanamente paragonabile a quello per gli altri Scudetti. La prematura uscita dalla Champions League per mano dell'Ajax di Ten Hag e dei suoi ragazzini terribili, condita con due prestazioni assolutamente sotto tono degli uomini di Allegri ha ucciso l'entusiasmo di moltissimi supporter juventini, forse troppo "abituati" alle vittorie in Italia. Inoltre anche la prestazione di ieri è stata ben lontana dall'essere spumeggiante, anzi nella prima mezz'ora la Juventus ha corso più volte il rischio di essere travolta dai numerosi contropiedi orchestrati da Federico Chiesa e soci. Solo dopo la rete di Alex Sandro e qualche aggiustamento tattico le cose sono andate leggermente meglio. Nella ripresa poi l'autorete di Pezzella ha permesso ai Campioni d'Italia di limitarsi al controllo del match bloccando tutte le linee di passaggio e rintuzzando con qualche sparuta accelerazione di Cuadraro prima e Kean dopo.

Al triplice fischio finale, sancita l'aritmetica vittoria dell'ottavo Scudetto consecutivo, quando la festa avrebbe dovuto esplodere sugli spalti è stata certificata questa sensazione di "normalità". Lo Stadium si è ben presto svuotato ed anche i soliti luoghi di festa sono andati praticamente deserti, in attesa che i festeggiamenti vengano organizzati con i dovuti crismi dopo la partita interna con l'Atalanta, il prossimo 19 maggio.

Tuttavia la sensazione è di una dismissione generale, l'eredità emotiva lasciata dalla Champions League è stata troppa, anche per chi, sfortunatamente, è abituato a situazioni di questo genere. Ora non resta dunque attendere che questa stagione finisca, concentrarsi su un mercato che si preannuncia comunque importante, acquisizione di Ramsey a parte, e concentrarsi sulla prossima annata. L'obiettivo principale sarà dunque ancora una volta la Champions League, ma lo Scudetto non dovrà essere dato certamente per scontato.