"Il Club comunica che il nuovo capitano della squadra è Samir Handanovic".


Dodici parole. Sono solamente dodici le parole che sono bastate per dare uno scossone alla vigilia di una gara contro il Rapid Vienna che immediatamente assume dei significati di gran lunga superiori a quelli che altrimenti avrebbe avuto l'andata dei sedicesimi di finale di Europa League.

Dodici parole che sono un uragano che va a contrapporsi all'uragano Wanda e che immediatamente creano una spaccatura nell'ambiente nerazzurro, ma che al contempo danno un grande segnale: le questioni si risolvono in casa e non seduti su dei divanetti televisivi la domenica notte.

A guardare a posteriori quanto accaduto prende un significato diverso. Evidentemente Spalletti non aveva delicatamente detto "Marotto" con le sue esternazioni dopo il Parma, ma chiamava a raccolta la dirigenza per placare una situazione divenuta esplosiva e che dopo le ulteriori dichiarazioni dell'agente dell'ex capitano nerazzurro è diventata insostenibile. Spalletti evidentemente non chiedeva di apporre finalmente la firma sul rinnovo contrattuale, ma di porre un freno a tutto il bailamme mediatico e Marotta ha recepito il messaggio forte e chiaro, un qualcosa di mai visto sinora nel club nerazzurro reduce dalla gestione morattiana in cui i calciatori venivano coccolati sempre e comunque.

Dodici parole, quelle del tweet, che mirano a dare un segnale chiaro e forte - finalmente per i tifosi interisti -: chiunque si trovi all'Inter deve farlo per amore del club e non per interessi personali; chiunque veste la maglia nerazzurra deve lavorare per il bene comune e a maggior ragione il capitano deve lottare ardentemente per questo.

E poco importa se dalla bocca di Icardi non siano mai uscite parole in tal senso: il non aver arginato il suo entourage, a maggior ragione vivendoci insieme, è un atto di ignavia e in quanto tale punibile come gli altri. Più degli altri perché la fascia di capitano non è un vezzo, ma un simbolo che va rispettato e onorato in ogni istante da chiunque vi graviti attorno.

Non si può mancare di rispetto settimanalmente davanti a milioni di spettatori in diretta - molti di più l'indomani alla lettura delle dichiarazioni - nascondendosi sempre dietro alla scusa che si tratti di una strategia per il rinnovo. Se possibile questa è un'aggravante! I panni sporchi non vanno messi in pubblica piazza e bisogna sempre mantenere il rispetto per chi ha coccolato inverosimilmente Icardi anche nei suoi momenti più difficili e anche dopo delle uscite che hanno messo in difficoltà il club - ricordate la sua autobiografia? -.

La frenesia di ottenere qualche milione in più da parte dell'entourage del calciatore ha generato una situazione che evidentemente ha fatto storcere il naso a più di qualcuno all'interno dello spogliatoio e il fatto che il diretto interessato non abbia mai fatto nulla per tenere a freno chi parlava di lui (per lui?) ha acuito il tutto portando a quelle dodici parole e alla conseguente non convocazione. Come un João Mario qualunque, come un Nainggolan, come un Perisic.

E allora ben venga questa decisione di una dirigenza finalmente compatta e non in balìa di venti e uragani, ma adesso sta a Icardi dimostrare cosa vuole del suo futuro e sta ai suoi compagni reagire mentalmente e dimostrare che loro sono professionisti in grado di sopperire alle assenze. Aver trattato il Capitano alla stregua di tutti gli altri dà un chiaro segnale su quello che serve per meritarsi l'Inter.

E allora alle dodici parole del comunicato che hanno regalato un mercoledì movimentato ai tifosi nerazzurri se ne possono aggiunger altre dodici che riassumono la situazione: nessuno si può permettere di usare l'Inter per i propri fini.