L’epos del calcio negli ultimi anni si è avvicinato all’ordinario. Il paradosso che fa di una non meraviglia le grandi rimonte e i risultati sorprendenti di molte delle partite soprattutto delle ultime edizioni della Champions League. La competizione per eccellenza, forse quella che riesce a incidere sull’emotività collettiva ancora più del Campionato del Mondo. 

Col nuovo millennio, per un’edizione che già negli anni precedenti aveva introdotto una formula più ampia e lunga del torneo più importante d’Europa, gli anni hanno detto di una sempre maggiore precarietà e fragilità della tenuta difensiva delle squadre. Anche quelle più forti. La frequenza delle grandi rimonte è un caso o è un dato che ha delle ragioni? Se si considera la vecchia Coppa dei Campioni, il numero di grandi rimonte sembra minore rispetto all’andamento degli ultimi anni. Prendendo il decennio dal 1980, e considerando il tabellone dagli ottavi di finale in poi, i casi di recuperi di risultati pesanti sono veramente pochi. I tre goal di scarto in quegli anni erano una garanzia quasi certa. I sistemi offensivi erano, se rapportati all’eredità degli allora neo modelli tattici e a una prospettiva non ancora compiuta di quelli di oggi, meno evoluti, ma quelli difensivi erano molto più efficaci.

Si ricordano risultati ribaltati in maniera clamorosa in rare occasioni. Un doppio 3-0 tra Göteborg e Barcellona, nel 1986, poi risolto a favore dei catalani ai calci di rigore. Oppure un 3-0 rimontato dal Galatasaray a danno del Neuchâtel Xamax, nel 1989. Anche andando indietro nel tempo, negli anni ’70, si fa fatica a trovare risultati molto netti (dai tre goal di scarto in su) ribaltati nella gara di ritorno.

Negli ultimi anni, invece, il numero di grandi rimonte sembra essere aumentato, trovando il suo culmine proprio nell’ultima edizione della Champions, in cui, dagli ottavi di finale in poi, si è assistito a un walzer di rimonte senza precedenti. Rimonte da considerarsi clamorose non soltanto dal punto di vista del punteggio, ma, in certi casi, anche dall’entità tecnica e dai momenti in cui si sono verificate. Sì, perché un altro aspetto che sembra intensificarsi è quello della frazione di gara. Negli ultimi anni le partite di Champions subiscono variazioni improvvise in brevi periodi di partita (che il calcio si stia avvicinando a un cambiamento della struttura del risultato?). L’esempio più celebre resta quello della rimonta del Barcellona a danno del Paris Saint Germain con tre goal nei minuti finali e dopo un 4-0 all'andata dei parigini. Pure la stessa impresa del Tottenham ad Amsterdam si è consumata nel giro di una quarantina di minuti, quando la qualificazione sembrava ormai nelle mani dell’Ajax

Insieme alla rimonta della Juve sull’Atletico, a quella del Manchester a Parigi (addirittura in trasferta), a quella del Liverpool sul Barcellona non devono essere omesse le eliminazioni subite dalla stessa Juve e dal Real Madrid. Entrambe arrivate in maniera clamorosa per le situazioni di vantaggio precedente. La Juve, benché con un punteggio meno evidente, è uscita dopo essere passata in vantaggio in casa e forte del pareggio con goal ottenuto in trasferta. Il Real è stato eliminato dall’Ajax nonostante la vittoria in trasferta nella gara di andata. Real che l’anno prima si era fatto rimontare tre goal in casa proprio dalla Juve (Real salvato da un rigore nei minuti di recupero). Così come lo stesso Barça è incorso nella stessa disfatta in due edizioni consecutive. Prima la rimonta clamorosa subita a Roma, poi quella imposta dal Liverpool (ancora più difficile sul piano del punteggio). E altre partite da prendere in esame non mancherebbero guardando alle edizioni degli ultimi anni. 

Un andamento inaugurato dalle prime rimonte clamorose verificatesi a danno del Milan per due volte. Quella a vantaggio del Deportivo nel 2004 e quella, ancora più incredibile, subita nel secondo tempo della finale col Liverpool nell’annata successiva (a proposito di ribaltamenti in frazioni di partita). E, aspetto da non sottovalutare, molte di queste rimonte si originano in gravi errori tecnici da parte dei calciatori. Un dato che stride rispetto ai livelli di concentrazione che certe partite richiedono. E che forse un tempo era maggiormente soddisfatto sul piano della tenuta difensiva. Il Barcellona al Liverpool ha regalato quasi tutti i goal, con evidenti svarioni dei difensori e la quarta segnatura inglese avvenuta su un calcio d’angolo beffa che ha colto la difesa blaugrana in un momento di assenza assoluta dalla partita. Gravi errori di Navas nella quasi rimonta della Juve a Madrid, un altrettanto svarione di Buffon nella gara di ritorno tra Paris e United. E si potrebbe continuare, per una sequenza di episodi molto evidenti già culminata nella finale di Champions della scorsa stagione, in cui Karius ha servito la coppa al Real con errori sventurati quanto grotteschi.

Che provenga da blackout collettivi o da amnesie individuali, pare che ormai la tenuta difensiva delle squadre competitive per i massimi traguardi abbia abbassato i suoi livelli di guardia. Al di là dei meriti che vanno attribuiti a chi sa crederci fino in fondo, questo aspetto per molti risulta spettacolare ed emozionante. In parte sarà così. Ma, in fondo, in un calcio alla continua ricerca di spettacolarizzazione, quanto vale il suo aspetto caratteriale? Può essere elogiato soltanto quello di chi rimonta? O pesa di più quello di chi si smarrisce da un momento all’altro? Due facce di un’epica che sta trasformando lo straordinario in ordinario. 

Dopo la finale di Istanbul, un giornalista italiano disse che quello che si era verificato avrebbe cambiato la storia del calcio, perché da quel momento in poi le squadre avrebbero aumentato i livelli di concentrazione e che quell’esito così incredibile sarebbe stato un monito per il futuro. Non sembra stia andando così.