A margine di un'intervista concessa a Walter Veltroni per GdS, l'allenatore Antonio Conte ha parlato ancora del proprio futuro, 'regalando' qualche altro indizio circa la sua prossima destinazione: "Juventus senza Champions? Con me era un'altra Juve, due cicli diversi. In quegli anni si faceva di necessità virtù. Non mi è mai capitato di prendere una squadra ai vertici. Sono sempre partito da situazioni difficili e sono riuscito a conquistare la vetta. La Juve oggi è cresciuta. La struttura è al livello delle prime 3-4 al mondo. La Champions non è il campionato, dove di solito vince la squadra più continua. La Champions spesso è decisa da partite alle quali arrivi nel momento giusto o nel momento sbagliato".


"Un ritorno alla Juve? I matrimoni, per esserci, devono essere da ambedue le parti. Penso che la Juve abbia iniziato un percorso e penso che siano molto contenti di allegri che sicuramente ha continuato il lavoro, sta facendo molto bene. Un domani non si sa mai".

"L'esperienza che ho fatto all'estero mi ha reso più forte e completo. La consiglierei a qualsiasi allenatore italiano. È dura, però ti migliora. Oggi se qualcuno mi chiama sa che io devo incidere, con la mia idea di calcio e con il mio metodo. Non sono un gestore, non credo che l'obiettivo di un allenatore sia fare meno danni possibile. Se pensano questo, le società non mi chiamino. Trovo umiliante per la categoria sentire una cosa del genere. Io voglio incidere, perché sono molto severo con me stesso. Poi ho un problema: la vittoria. Che sento come l'obiettivo del mio lavoro. Il percorso per arrivarci è fatto di unità d'intenti, di pensare con il noi e non con l'io. Non ne conosco altri".

"Inter e Milan? Vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo".

"Roma? Mi sono innamorato della città frequentandola nei due anni in cui sono stato ct della Nazionale. All'Olimpico senti la passione da parte di questo popolo che vive il calcio con un'intensità particolare, che per la Roma va fuori di testa. Un ambiente passionale, che ti avvolte. Oggi le condizioni non ci sono ma penso un giorno, prima o poi, io andrò ad allenare la Roma".