Moise Kean, quando fa gol - e ultimamente lo fa piuttosto spesso -, si tira in su la maglia. Non solo, se la "stira", sollevandola dalle spalle, a mostrare il nome, breve, che costella la sua casacca. Che si tratti di Nazionale, o di Juventus, cambia poco. L'importante è che quelle quattro lettere siano ben visibili, a tutti, anche a chi non ci credeva. E tra questi, purtroppo, ci sono anche i fantacalcisti, considerato che solo in pochi hanno puntato su di lui, quando ce n'era la possibilità.

E ora si mangiano le mani, a differenza di Mancini e Allegri. Entrambi, con misura e senso dell'equilibrio, hanno contribuito alla crescita di questo ragazzo, che nel giro di neanche un anno è passato da un'esperienza così così a Verona, all'avventura in prima squadra alla corte dei fenomeni, alle Nazionali Under 19 e 21, sino alla Nazionale A. E il tutto poco più che maggiorenne.

Non è un fenomeno, invece, lui, Moise. E' un predestinato - come dice il Mancio - , dotato di una fisicità importante, e di un senso della posizione interessante, ma ancora da formare. Gli mancano un ruolo fisso, la capacità di partecipare coralmente all'azione offensiva in fase di creazione della stessa, un po' di tecnica di base e soprattutto la continuità.

Non a caso Allegri ha atteso quasi due terzi di gara, contro l'Empoli, prima di buttarlo nella mischia perché, come dice lui, "Ci vuole calma, ha fatto un gol con Liechtenstein e pare che sia diventato Ronaldo o Messi".

Era preoccupato, l'allenatore livornese, dai postumi della "sbornia mediatica" a suon di titoli allo champagne e improbabili interviste ai familiari. Ed a ragione, perché Max sa che del suo attaccante più giovane deve dosare tanto la crescita, quanto l'effetto, strano, dei riflettori.

Perché ne abbiamo visto anche troppi, di ragazzi con potenziale smisurato, farsi togliere la fame da una stravagante notorietà che, purtroppo, la prossima sessione di calciomercato potrebbe anche amplificare. Già, perché nonostante il canale tra Raiola e la Juventus sia sufficientemente florido, tanto da imbastire un'operazione da decine di milioni come quella relativa a De Ligt, il contratto di Kean andrà in scadenza 2020 (come quello di Matuidi, altro suo assistito).

E quindi se in estate non gli verrà adeguato, magari quadruplicandolo - visto che oggi guadagna poco più di mezzo milione netto l'anno - , il noto procuratore inizierà a guardarsi intorno.

Il diretto interessato, per adesso, non ci pensa e fa bene, anche perché ha già detto no al prestito in estate, e alla cessione in inverno al Milan, che era effettivamente assai in avanti nelle trattative con il suo entourage. Ha avuto il coraggio di giocarsi le sue (poche) carte a Torino, all'interno di una rosa che soprattutto a livello di reparto avanzato lo vedeva partire da ultimo degli ultimi, ed è stato ripagato.

Tanti mesi in panchina e in silenzio, poi le prime occasioni e l'esplosione, nel 2019. Ora, con un Ronaldo da preservare in vista della Champions, un Dybala silente in zona gol, e un Mandzukic che è tornato ad essere, più che un goleador, una stampella per tutti i compagni, le responsabilità sono tutte sue. Che, a ben vedere, potrebbe anche sorprendentemente giocarsi le sue carte, da qui a Euro 2020, contro una batteria di prime punte italiche che faticano a sovrastarsi l'un l'altra ed a convincere il CT. Circa una settimana fa, definivo l'Italia una crisalide, ma non ancora una farfalla. Beh, l'uomo simbolo di questa fase potrebbe essere proprio Kean, uomo nuovo - anzi, ragazzo - di questo altrettanto nuovo corso, che proprio come la squadra azzurra non è ancora sbocciato, ma dà l'impressione di poterlo fare, ed anche a breve. Sempre se, come dice Allegri, riuscirà a difendersi dagli elogi e soprattutto dalle inevitabili critiche che prima o poi pioveranno anche su di lui. 

Perché non è un fenomeno, tutt'altro: è solo un ragazzo, come tanti, che vive e vivrà di alti e bassi. E sarà soprattutto il suo modo di affrontare i secondi, a dire tanto del futuro, suo, e forse anche della Nazionale. 

"Messi e Ronaldo? [Sorride a mezza bocca]

Dov'è che deve arrivare Kean? L'ambizione è giusto che ce l'abbia, soprattutto lui che ha la fortuna di allenarsi nella Juventus, con grandi campioni. La differenza poi la fa la testa, perché le qualità ce le ha. Però saranno il suo percorso e la sua voglia a scrivere il suo futuro, perché in tanti poi si sono persi per strada"

Massimiliano Allegri post Juventus-Empoli 1-0. 

Con gol di Kean.