Chiamatelo il Lorenzo sospeso. Da un lato c'è il Napoli, la squadra del cuore, quella in cui è cresciuto e quella in cui si sta imponendo nel grande calcio con tanto di fascia di capitano al braccio dopo l'addio di Marek Hamsik. Dall'altro c'è il mercato e quell'orizzonte infinito che risponde al nome di Mino Raiola, uno che potrà anche non piacere a tifosi e addetti ai lavori, ma che nel suo lavoro è forse il numero uno al mondo. Ma perché siamo qui a parlare di calciomercato invece di concentrarci sullo scialbo 1-1 col Sassuolo che può e deve far preoccupare l'ambiente in vista del ritorno di Europa League col Salisburgo (dove mancherà l'intera difesa titolare)? Tutta "colpa" delle parole di Lorenzo proprio nel post-partita di Reggio Emilia, quando non ha nascosto l'amarezza per le critiche ricevute nelle ultime settimane:

Frase numero 1: "Ho sbagliato un rigore (quello con la Juventus ndr), ci sta di fallirlo, ma qualcuno non l'ha presa bene. Fa nulla.

Frase numero 2: "Sono l'unico ad essere sempre criticato quando non segno. Più di così non posso fare, vado avanti per la mia strada".

Frase numero 3 (la più controversa): "Cercherò di dare il 100% finché starò qua».

I DUBBI - Apriti cielo. Cosa avrà voluto dire Lorenzino con quelle frasi? Semplice sfogo dovuto alla rabbia e all'amarezza oppure un'anticamera per una futura cessione magari già dalla prossima estate? Impossibile dirlo con certezza, ma una cosa è sotto gli occhi di tutti, tifosi e addetti ai lavori: il rendimento di Insigne negli ultimi mesi è stato in netto calando e lo testimoniano anche i numeri: 7 gol da settembre a novembre tra campionato e Champions League, poi solo 3 da dicembre ad oggi. Snocciolare questi dati non è un atto di lesa maestà nei suoi confronti, ma una semplice presa di coscienza che necessità di una riflessione. Possibile che l'uscita (rocambolesca e sfortunata) dalla massima competizione europea ed il ruolino di marcia della Juventus abbiano inciso a tal punto da giustificare questo calo psico-fisico? E ancora: è un caso che il calo di Insigne sia coinciso con l'esplosione definitiva di Arek Milik, ormai sempre più insostituibile dello scacchiere di Carlo Ancelotti?

IL CALO - Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Da un lato la stagione del Napoli ha subito tre stop pesantissimi da digerire, prima l'uscita dalla Champions League, poi il ko di Milano con l'Inter (con tanto di espulsione di Koulibaly e dello stesso Insigne) ed infine l'eliminazione dalla Coppa Italia col Milan, tre momenti topici che ne hanno minato le certezze, spianando ancor di più la strada alla Juventus verso il titolo. Dall'altro la presenza di Milik in attacco ha quasi egemonizzato la manovra azzurra, costringendo Lorenzo ad arretrare il suo raggio d'azione di alcuni metri, rendendolo così meno efficace in zona gol.

GLI SCENARI - A questo punto la domanda è d'obbligo: può questo Napoli fare a meno di Insigne nel prossimo futuro? La mia risposta al momento è no, tanto più se a giugno si attuerà quella mini-rivoluzione che vedrà andar via i vari Albiol, Mertens e magari anche Callejon, ultimi reduci della gestione Benitez prima e Sarri poi. Il tutto senza dimenticare le situazioni legate a Koulibaly (conteso da mezza Premier League) ed Allan (col Psg sempre alla finestra), tutt'altro che certi di restare all'ombra del Vesuvio. E allora a questo punto c'è solo una persona che può sbrogliare la matassa e mettere ordine sulla vicenda: Carlo Ancelotti. L'unico in grado di tastare gli animi ed entrare nella mente dei giocatori, carpendone segreti e aspirazioni future. Sarà lui, infatti, a parlare con i giocatori uno ad uno, Lorenzo in primis, per capire chi vuole ancora far parte del futuro azzurro. E chi invece vorrà cercare fortuna altrove.