Un fulmine a ciel sereno. Tutti nel mondo del pallone sono rimasti sbigottiti dall'addio improvviso di Beppe Marotta alla Juventus, una separazione tanto sofferta quanto inaspettata, soprattutto per le tempistiche. Otto anni di successi per il dirigente varesino, uomo-simbolo della crescita bianconera sia dal punto di vista sportivo che economico, vista la grande mole di affari portati a termine in questi anni in entrata e in uscita. 

Detto ciò, ora la domanda ora sorge spontanea: quale sarà il futuro di Marotta nel mondo del calcio? Sarà nella Federcalcio al fianco di Gravina (probabile prossimo presidente), oppure sarà in un altro top club del calcio italiano? Roma e soprattutto Inter ci pensano, così come un pensierino lo sta facendo anche il Napoli, sebbene De Laurentiis abbia nell'avvocato Chiavelli già un manager uomo-chiave in società. Eppure Marotta al Napoli rappresenterebbe quel salto di qualità già fatto in buona parte con Ancelotti, sia sul piano italiano che soprattutto europeo. Perché? Ecco i cinque motivi che supportano tale tesi:

1) Perché i risultati parlano per lui: 7 scudetti consecutivi, 4 Coppe Italia, tre Supercoppe italiane e due Finali di Champions League raggiunte in otto anni alla Juventus. Numeri che non mentono e che dimostrano la bontà del lavoro fatto in questi anni, assieme al fidato scudiero Fabio Paratici, ora nuovo ds dei bianconeri.

2) Perché non è facile trovare sul 'mercato' dirigenti di tale livello. Spesso i top club legano i propri quadri dirigenziali con contratti pluriennali, ed è raro vedere un direttore generale andar via ad inizio campionato, soprattutto quando i risultati sportivi sono in linea con le aspettative. Ergo: questa è un'occasione che difficilmente ricapiterà.

3) Per compiere il definitivo salto di qualità. Lungi da criticare l'operato del ds Giuntoli, che in questi anni ha mostrato ottime capacità di scouting (si veda i casi Allan e Zielinski solo per citarne due) ed è stato bravo anche sul mercato in uscita, riuscendo a non depauperare il materiale umano della rosa azzurra. Però l'arrivo di Marotta sarebbe un surplus non da poco: sia sul mercato internazionale, vista l'enorme rete di conoscenze dell'ex dirigente bianconero, e sia in ottica dei famigerati parametri zero, da sempre il fiore all'occhiello della gestione Marotta-Paratici (da Pirlo a Pogba, da Khedira a Llorente, da Dani Alves ad Emre Can).

4) Perché non si vive di solo campanilismo. Perché se gli affari Pirlo, Pjanic e soprattutto Gonzalo Higuain ci hanno insegnato qualcosa è che per vincere devi anche saper "rubare" le menti migliori ai tuoi avversari, studiarne le qualità, carpirne i segreti. Che si tratti di giocatori, di allenatori o persino di dirigenti. E quale miglior modo per farlo se non strappare alla concorrenza uno degli artefici della cavalcata della Vecchia Signora?

5) Perché se ti fai dare gratis un fenomeno come Recoba dall'Inter (10 gol in 4 mesi col Venezia), se prendi Cassano dal Real Madrid praticamente a zero e lo rivitalizzi lanciandolo in coppia con Pazzini (preso dalla Fiorentina per 9 milioni + Bonazzoli), se acquisti Barzagli a 300mila euro più bonus dal Wolfsburg e lo fai diventare un pilastro della tua squadra, se strappi Tevez al City a 9 milioni, superando la concorrenza del Milan, se prendi Pogba a costo zero a lo rivendi a 105 milioni quattro anni dopo, se rubi il tempo alle concorrenti e prendi Dybala a 40 milioni (ora vale almeno il doppio) e infine se metti in piedi l'affare del secolo e riesci a sottrarre Cristiano Ronaldo (probabilmente il miglior giocatore al mondo al pari di Messi) al Real Madrid allora vuol dire che nel tuo mestiere sei capace come pochi.

Ed averlo in squadra potrebbe portare soltanto vantaggi.