La situazione in casa Napoli sta diventando preoccupante. Non è solo un problema di classifica ma di obiettivi e di futuro. 16 mesi fa tra mille (meritatissimi) applausi sbarcava a Napoli Carlo Ancelotti. Con l’ingrato compito di sostituire Sarri, capace di accumulare 248 punti in 3 stagioni al San Paolo. Ancelotti ha sicuramente delle colpe, intendiamoci. Sempre in campo col 4-4-2, con rarissime eccezioni. Sempre abbondando fino all’eccesso del turnover che ha tolto identità alla squadra. Ma i suoi errori finiscono qui. 

Il Napoli non è solo Ancelotti, ma è una dirigenza tumultuosa che di certo non rasserena gli animi. Il silenzio stampa, spesso utilizzato come mantra da tutte le società, è una follia alle soglie del 2020 e ai tempi dei social. E se non si comunica bene, poi si crea e genera confusione. E la guerra contro i calciatori è un fatto talmente surreale da sembrare un gioco. Ma non lo è. Già, i giocatori. Forti, talentuosi, poco vincenti. Perché colpire bene i palloni è facile. Tirare fuori le palle e’ più complicato. 4 punti nelle ultime 5 partite, ad eccezione di Salisburgo un bimestre tristissimo. E post ammutinamento un Napoli-Genoa da mani nei capelli. Perché alla fine in campo vanno e determinano i calciatori. E se non per i tifosi, il presidente e l’allenatore, almeno per amor proprio, ci vorrebbero prestazioni di un altro livello. Dal capitano, in giù...