Grazie ad un gol fortunoso di Romulo il Brescia espugna la Dacia Arena. Fischi per un'Udinese incapace di costruire un'azione d'attacco degna di questo nome. Soddisfatto Corini che con questa vittoria può dormire sonni tranquilli prima di sfidare Juventus e Napoli.
FORMAZIONI: Tudor, dovendo a fare a meno di De Paul, sceglie Pussetto come partner d’attacco del nazionale Kevin Lasagna. A centrocampo Mandragora tira il fiato, al suo posto gioca il brasiliano Walace; dietro si rivede l’ex De Maio al fianco di Samir e Becao. Corini dopo le due sconfitte consecutive non si scompone e propone la stessa squadra capace di rifilare 3 gol al Bologna ma di subirne 4 in rimonta. Unica novità è Spalek che prende il posto dello squalificato Dessena giocando così alle spalle del tandem offensivo Ayé – Donnarumma.
PRIMO TEMPO: il primo brivido lo regala Donnarumma che dopo pochissimi minuti di gioco soffia palla a De Maio in area di rigore, ma si fa ipnotizzare da Musso che salva in corner. Il match stenta a decollare. Troppe imprecisioni da entrambe le parti e zero occasioni da annotare sul taccuino. Si lascia preferire leggermente il Brescia, ma nel complesso tanti sbadigli per il pubblico della Dacia Arena.
SECONDO TEMPO: nessun cambio ad inizio ripresa. Al 49’ Valeri assegna un rigore all’Udinese, ma il VAR decreta calcio di punizione perché il contatto tra Pussetto e Cistana è avvenuto fuori area. Dal conseguente calcio piazzato Jajalo spaventa Joronen. Il Brescia risponde con un sinistro a giro di Bisoli su cui Musso compie una decisiva parata. Al 57’ il match finalmente si sblocca. Romulo sfrutta un rimpallo e poi anche una deviazione di De Maio per spiazzare Musso. Tudor corre ai ripari con un doppio cambio: dentro Okaka e Barak al posto di Pussetto e Fofana. Ma sono ancora gli ospiti a sfiorare il gol con una conclusione volante di Sabelli sventata in corner da Musso. Alla disperata l'allenatore croata getta nella mischia anche Nestorovski per sperare di sfondare l'ottima retroguardia bresciana. Il match però non si sblocca per dichiarata incapacità dei padroni di casa a costruire un'azione offensiva.
