Dal 1956 prendiamo una squadra molto offensiva, con due goleador purissimi come Pablito Rossi e Giordano, un fantasista estroso come Beccalossi, un regista offensivo come Brady e il simbolo scelto dalla nostra redazione, Zibì Boniek. A tenere l'equilibrio ci pensa Bagni in mezzo al campo, a Brio e Forster il compito di marcare duramente gli avversari.

Hans van Breukelen, 4 ottobre 1956

Senso della posizione e grande abilità nel parare i rigori ne hanno fatto uno dei migliori portieri olandesi di sempre nonché uno dei migliori al mondo negli anni Ottanta. Dopo gli inizi con l’Utrecht va in Inghilterra al Nottingham Forest dove, nonostante gli infortuni, riesce comunque ad offrire ottime prestazioni. Ma è con il ritorno in patria nel PSV nell’84 che la sua carriera subisce una svolta: vince 5 titoli di cui 4 di fila più la Coppa dei Campioni nell’88 parando un rigore nella serie finale contro il Benfica. L’88 è il suo anno magico perché da estremo difensore dell’Olanda contribuisce in modo sensibile al trionfo nell’Europeo, unico titolo vinto dagli Orange nella loro storia.

Vivian Alexander Anderson, 29 luglio 1956

Oltre ad essere stato il primo giocatore nero ad indossare la maglia della Nazionale inglese, è stato anche un eccellente terzino destro del Nottingham Forest contribuendo alla salita dalla seconda divisione al trono d’Europa con le due Coppe dei Campioni consecutive sul finire degli anni Settanta. Ha poi giocato anche con Arsenal, Manchester United - vincendo con Ferguson allenatore un FA Cup e una Coppa delle Coppe -, Shieffield Wednesday, Burnley e Middlesbrough.

Sergio Brio, 19 agosto 1956

Lo stopper anni Ottanta per antonomasia. Con il suo fisico massiccio ha battagliato contro i migliori centravanti del periodo uscendo spesso vincitore. Gli inizi con il Lecce, un anno in prestito alla Pistoiese e poi solo Juve vincendo scudetti su scudetti, coppe su coppe, in Italia e nel mondo fino al 1990, anno in cui appende gli scarpini al chiodo. Con le sue doti aeree è stato anche utile in fase offensiva, sfruttando la sua bravura soprattutto sui calci piazzati. Non ha mai trovato la maglia azzurra, chiuso nel suo periodo d’oro da Collovati e Vierchowod.

Ernie Brandts, 3 febbraio 1956

Libero elegante, con ottima predisposizione alla fase offensiva e un gran tiro da fuori come può testimoniare Zoff che viene bucato nel Mondiale ‘78. In Argentina prende i galloni da titolare nella seconda fase e non li molla più fino alla finale persa contro l’Argentina. Una carriera tutta tra Olanda e Belgio, con gli acuti principali nel PSV con cui vince 2 titoli olandesi e una Coppa UEFA.

Bernd Förster, 13 maggio 1956

Difensore arcigno con il vizio del gol, ha legato gran parte della sua carriera allo Stoccarda dopo aver iniziato nel Bayern Monaco - contribuendo da comprimario alla conquista di due Coppe dei Campioni - e una fugace apparizione nel Saarbrucken. Elemento imprescindibile della Germania non tanto dell'Europeo del 1980 quanto del Mondiale 1982, in coppia come nello Stoccarda con il fratello Karlheinz.

Salvatore Bagni, 25 settembre 1956

Abituati a vederlo in mezzo al campo a lottare su ogni pallone con grinta, tenacia e carattere - che non gli è mai mancato fuori dal campo - sembrava strano pensare che la sua carriera era iniziata come fantasiosa ala destra. E invece se nel Perugia dei miracoli degli anni Settanta abitava sulla fascia, con il passaggio all'Inter nell'81 si sposta in mezzo e da lì non si muove più. Tanto che il Napoli lo prende nell'84 per dare a Maradona un abile interditore alle spalle. Lo scudetto e la Coppa Italia dell'87 sono anche merito suo e della sua leadership. In Nazionale disputa il Mondiale dell'86.

Liam Brady, 13 febbraio 1956

Nel cuore dei tifosi juventini c'è il decisivo rigore per lo scudetto '82 segnato a Catanzaro nonostante sapesse già di dover far spazio a Platini. Arrivato ai bianconeri dall'Arsenal dove aveva iniziato a giocare da ragazzino, l'irlandese mette in mostra anche nel nostro campionato le sue doti di regista mancino con ottima visione di gioco, poco dinamismo ma molto agonismo. Con la Juve di scudetti ne vince 2 prima di giocare con Sampdoria, Inter, Ascoli e West Ham. La sua Irlanda non è competitiva come lo sarà negli anni Novanta, motivo per cui le gioie in Nazionale sono ridotte a qualche vittoria di prestigio.

Evaristo Beccalossi, 12 maggio 1956

Mancino fantasioso e discontinuo, è stato croce e delizia dei tifosi dell'Inter nei sei anni di militanza nerazzurra. Leggenda narra che, prima di ogni partita, i compagni si chiedessero se avrebbero giocato in 10 o in 12... Dribbling ubriacanti, assist geniali e giocate da applausi nel suo bagaglio tecnico. Con l'Inter vince uno scudetto e due Coppe Italia; gioca anche con Brescia, dove nasce calcisticamente, Sampdoria, Monza, Barletta, Pordenone e Breno. Mai in Nazionale, dove il suo estro alterno non piace a Bearzot.

Zbigniew Kazimierz Boniek, 3 marzo 1956

Talento puro, dotato di forza fisica e resistenza notevole, aveva una falcata impressionante che lo rendeva spesso imprendibile. Con il Widzew Lodz e con la nazionale polacca si mette in mostra agli occhi del mondo tanto da attirare l'interesse della Juventus nel 1982. Per i bianconeri segna soprattutto nelle partite europee tanto che l'Avvocato Agnelli lo ribattezza Bello di Notte. Coppa delle Coppe '84, Supercoppa '85, Coppa dei Campioni '85: c'è sempre il suo zampino. Chiude la carriera giocando con la Roma ma non riuscendo ad ottenere gli stessi risultati.

Paolo Rossi, 23 settembre 1956

Per tutti e per sempre Pablito, l'uomo del Mundial '82, l'uomo dei 6 gol in 3 partite per abbattere Brasile, Polonia e Germania Ovest. Veloce, rapido, furbo, non potevi distrarti un attimo perché lui era pronto per punirti. Cresciuto nella Juve, esplode nel Lanerossi Vicenza tanto da meritarsi la chiamata in Nazionale per il Mondiale '78. Dopo l'anno al Perugia viene squalificato due anni per calcioscommesse ma la Juve decide di puntare ancora su di lui. Torna a giocare a pochi mesi dal Mondiale spagnolo, giusto in tempo per prendersi il posto da titolare con Bearzot. Con la Juve vince due scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa dei Campioni e 1 Coppa delle Coppe. Decisamente meno fortunate le esperienze con Milan e Verona.

Bruno Giordano, 13 agosto 1956

Dribbling e potenza di tiro le sue armi principali, con le quali ha realizzato valanghe di gol con la maglia della Lazio prima e quella del Napoli poi. Con i biancocelesti ha giocato dieci anni vincendo due titoli di capocannoniere ed entrando nel giro azzurro ma dovendosi anche fermare un anno e mezzo dopo la squalifica per calcioscommesse. Nell'85 va al Napoli e con Maradona e Carnevale/Careca dà vita al trio Ma-Gi-Ca che delizia i tifosi partenopei fino alla conquista del double Scudetto-Coppa Italia dell'87. Gioca poi con Ascoli e Bologna prima di chiudere la carriera.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi. #LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.