La classe 1942 è guidata da Dino Zoff, leggenda e monumento prima ancora che portiere della Nazionale Campione del Mondo 1982. Giochiamo con il libero e con due terzini di spinta che aprono la manovra per un centrocampo di lotta e di governo. Davanti a segnare ci pensa un Fuoriclasse assoluto.

Dino Zoff, 28/2/1942

Semplicemente uno dei migliori portieri della storia del football. Unico giocatore italiano ad aver vinto sia l'Europeo (1968) che il Mondiale (1982), ha giocato con Udinese, Mantova e Napoli ma la sua immagine resta legata indissolubilmente alla Juventus. Con la Vecchia Signora ha giocato per undici stagioni senza mai saltare una partita di campionato: un incubo per i dodicesimi. Ha vinto tutto quello che c'era da vincere tranne la Coppa dei Campioni. Affidabile, essenziale, leader silenzioso e carismatico, è un simbolo del calcio italiano. L'immagine di lui che alza la Coppa del Mondo nel cielo di Madrid è una delle icone più potenti della nostra storia, non solo sportiva.


Antônio Lima dos Santos detto Lima, 18/1/1942

Una delle colonne del Santos di Pelé. Dodici anni in maglia bianconera a giostrare da difensore su entrambe le corsie e da centrale, volendo anche da centrocampista e se proprio serviva pure da ala destra. Duttile come pochi, l'avrete capito. Ma anche estremamente tecnico, abile palla al piede e in copertura oltre che dotato di grande sagacia tattica. Arrivato 18enne al Santos, ha giocato oltre 700 partite vincendo 21 trofei diventando uno degli idoli dei tifosi. Con la Nazionale ha disputato il non fortunato Mondiale del 1966.

Klaus-Dieter Sieloff, 27/2/1942

Nel Borussia Mönchengladbach che negli anni '70 contende al Bayern Monaco la palma di miglior squadra tedesca, a guidare la difesa c'è un figlio di Tilsit - oggi Russia - ovvero di una delle città più devastate dalla II seconda guerra mondiale. Ha iniziato a giocare nello Stoccarda da libero con piedi finissimi e le sue prestazioni lo hanno portato in Nazionale dove ha sofferto la concorrenza di Schnellinger prima e Beckenbauer poi. Quando ha lasciato lo Stoccarda nel '69 la sua carriera ha subito una svolta con il passaggio al Borussia: sempre da libero ha guidato con esperienza e carisma una difesa giovane e capace di vincere due titoli e una coppa di Germania, oltre a togliersi molte soddisfazioni nelle coppe europee.

Roberto Perfumo, 3/10/1942

Stopper rognoso da affrontare, ha legato la sua carriera al Racing Club Avellaneda portandolo in cima all'Argentina, al Sudamerica e al Mondo in un crescendo rossiniano tra il 1966 e il 1967. È stato titolare inamovibile nella nazionale Albiceleste contraddistinguendosi per la sua leadership e per il modo battagliero di stare in campo.

Giacinto Facchetti, 18/7/1942

Uno dei terzini sinistri migliori di sempre. Gli inizi da attaccante lo hanno portato ad interpretare in modo offensivo il ruolo, dandogli connotati innovativi per l'epoca. Titolare inamovibile dell'Inter per 18 stagioni, ha avuto un palmares da far brillare gli occhi tra scudetti, Coppa Italia, Coppe dei Campioni ed Intercontinentali. Pilastro anche della Nazionale Campione d'Europa 1968 e vice Campione del Mondo 1970, è stata in campo una figura a dir poco autorevole del calcio mondiale.

Giovanni Lodetti, 10/8/1942

La figura del mediano infaticabile trova in lui un degno rappresentante. Cuore e polmoni al servizio dei club e della Nazionale. Con le maglie di Milan, Sampdoria, Foggia e Novara ha calcato i campi per 17 stagioni senza mai far mancare il proprio apporto. Correndo senza fine ha dato un contributo enorme al Milan e ai suoi trionfi negli anni '60. Per capire la caratura del lodigiano basti un episodio: appena arrivato alla Samp gli viene affidata la fascia di capitano che poi terrà per tutte e 4 le stagioni in blucerchiato.

Nobby Stiles, 18/5/1942

Non è passato alla storia per i piedi delicati né per la tecnica sopraffina, tutt'altro. Ma se l'Inghilterra ha vinto il Mondiale del '66 e il Manchester United la Coppa dei Campioni del '68 c'è anche il suo zampino. Mediano duro, roccioso, a volte anche oltre il limite del regolamento ma capace come pochi di annullare il diretto rivale rendendogli la vita impossibile. A dimostrazione che non era solo calcioni e marcature asfissianti, la generazione d'oro dei Beckham, dei Giggs e compagnia bella l'ha creata lui da allenatore delle giovanili dello United.

Antonio Juliano, 26/12/1942

Napoletano profeta in patria: 17 stagioni con i partenopei, 12 da capitano, sempre comandando il gioco in mezzo al campo a ritmi magari compassati ma con giocate deliziose da vedere. Con il club ha vinto molto meno di quanto il suo talento meritasse e allora si è rifatto in Nazionale, da protagonista nell'Europeo casalingo del '68 e da panchinaro nel Mondiale messicano del '70.

Ian Callaghan, 10/4/1942

Ala destra formidabile del Liverpool che dalla seconda divisione nei primi anni Sessanta arrivò fino in cima all'Europa verso la fine dei Settanta con in mezzo scudetti e coppe varie. Pochi gol e molti assist nelle sue statistiche con i Reds, squadra della sua vita non solo sportiva. Con la Nazionale inglese ha fatto in tempo a giocare una partita nel trionfale Mondiale '66 prima che il ct Ramsey lo escludesse in favore di Ball: è comunque, insieme a Bobby Charlton e Nobby Stiles, uno dei tre inglesi ad aver vinto sia Mondiale che Coppa dei Campioni.

Sandro Mazzola, 8/12/1942

Essere il figlio di un grande calciatore non è facile. Essere il figlio di una leggenda non è facile. Essere il figlio calciatore di un fenomeno andato via troppo spesso non è facile. Eppure lui ce l'ha fatta. L'ombra costante del padre Valentino non è stato un ostacolo alla sua carriera, fatta di gol e trionfi con l'Inter e con la Nazionale. Attaccante all'inizio, poi regista offensivo, ha avuto grande abilità tecnica, spirito di sacrificio e notevoli abilità atletiche.

Eusébio da Silva Ferreira, 25/1/1942

La Perla Nera che dal Mozambico ha conquistato il mondo vestendo le maglie di Benfica e Portogallo, castigando difensori e portieri ad ogni latitudine. Nove potente, con grande tecnica e una forza fisica spaventosa, ha guidato l'attacco del Benfica per 12 stagioni vincendo 11 scudetti e la Coppa dei Campioni del '62 e ha messo il Portogallo sulla mappa del calcio con il Mondiale del '66 nel quale ha segnato 9 gol. Il fatto che sia sepolto nel Pantheon Nazionale dice quanto abbia contato per il popolo portoghese oltre il calcio.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi. #LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.