Il viaggio de #LaClasseNonÈAcqua arriva all'anno 1960, la miglior annata di sempre? Sta a voi lettori decidere, ma questa è sicuramente una delle contendenti e non solo per la presenza di un argentino che ha cucito sulla pelle il numero 10. In questa formazione c'è anche il difensore italiano più vincente di sempre e una serie di "comprimari" - non me ne vogliano - che fanno impallidire alla sola lettura dei loro nomi. Andiamo, dunque a leggere il 4-3-3 in cui sono stati schierati.

Walter Zenga, 28/4/1960

Il portiere di questa compagine è l'Uomo Ragno, uno dei portieri più amati della storia del calcio italiano nonostante un'uscita a vuoto che ciclicamente qualcuno usa contro di lui nel tentativo di denigrare - malamente - la sua carriera. Nato a Milano nell'aprile del 1960 Zenga è sinonimo di Inter, di quell'Inter che sul finire degli anni '80 contendeva il titolo ai vari Milan e Napoli nella Serie A più competitiva e vi rimarrà dal 1977 al 1995 quando si trasferì alla Sampdoria. Uno Scudetto, una Supercoppa italiana e due Coppe UEFA il palmares dell'Uomo Ragno che ben poco dice della sua carriera ben più grande dei titoli sollevati.

Mauro Tassotti, 19/1/1960

Romano di nascita, milanista d'adozione quando dalla Lazio si trasferisce al Milan a soli 20 anni per diventarne una delle colonne portanti nell'epopea continentale della squadra italiana universalmente riconosciuta come una delle più innovative. 576 presenze con la maglia rossonera, più di 49mila minuti giocati dal 1980 in poi, 3 fra Coppe dei Campioni e Champions League, 5 Scudetti, 6 Supercoppe italiane, 2 Intercontinentali e 3 Supercoppe Europee figurano nel suo palmares individuale, a cui si deve aggiungere quel maledetto secondo posto a USA 1994. Uomo silenzioso in campo e fuori, faceva sempre però vedere il suo, dava sempre il suo ottimo contributo e non sarà probabilmente fra i più celebrati individualmente, ma lo meriterebbe per la longevità e l'importanza delle sue presenze.

Franco Baresi, 8/5/1960

All'anagrafe compare come Franchino, ma nel cuore di tutti è Franco: uno dei difensori più forti di sempre. Senza se e senza ma. Una carriera dedicata al Milan con cui colleziona 710 presenze e una pletora di trofei che ricordare risulta anche difficile senza dimenticarne qualcuno. È colui che rivoluzionò il concetto di fuorigioco introducendo nel calcio l'alzata di mano per segnalare l'irregolarità, ma rivoluzionò ancor di più il calcio con la sua presenza in campo: signorile ed efficace al contempo, tecnico e carismatico come pochissimi altri sono mai stati. Una carriera in maglia azzurra fatta di 81 presenze, un Mondiale, quello del 1982 e un secondo posto nel 1994 oltre al terzo di Italia '90. Il più grande senza aver mai potuto sollevare il Pallone d'Oro tanto meritato e che solo dei giochi di potere gli preclusero. Un'icona del nostro calcio e di quello mondiale.

José Carlos Nepomuceno Mozer, 19/9/1960

Difensore brasiliano con una carriera spesa per il Flamengo in patria con brevi apparizioni in Europa fra Marsiglia e Benfica è fra quei difensori che poco spesso vengono ricordati, ma che più vengono elogiati dai tifosi che lo hanno visto giocare. All'OM è inserito fra le leggende del club e idem dicasi al Flamengo per cui ha vinto tutto, inclusa una Libertadores grazie a un tale Zico che vedremo poi in Italia. In Europa non riesce a sollevare il massimo trofeo perdendo contro il PSV e lo Crvena Zvezda a un passo dal sogno, ma la sua aurea non viene minimamente inficiata e lui sarà per sempre nel cuore di chi lo ha avuto fra le proprie fila uno dei difensori più forti.

Andreas Brehme, 9/11/1960

La Milano del pallone ha attinto parecchio fra i nati del 1960. E anche bene. Brenne in Italia viene ricordato per il quadriennio nerazzurro dei tedeschi che portò alle vittorie trapattoniane, ma nella sua carriera ventennale c'è molto di più. Terzino sinistro di fama mondiale era in grado di essere pericoloso anche in zona gol come dimostrano i 78 gol nelle 600 presenze con i club accumulate in carriera e le 8 reti con la nazionale tedesca della quale fu perno a lungo e giocatore più importante in quel mondiale italiano in cui lui segnò 3 gol e realizzò 3 assist, il gol più importante arrivò all'Olimpico e diede il trofeo ai tedeschi, mai così tanto tifati in Italia come in quell'occasione. Un inserimento doveroso in questa formazione per il difensore tedesco.

Pierre Michael Littbarski, 16/4/1960

Altro tedesco in questa compagine, altro esponente di quella Mannschäft che trionfò in Italia. Pochi sono gli altri conseguimenti e onorificenze raccolte da Littbarski nel corso della carriera, ma questo è dovuto all'amore che provava per il suo Colonia che lo accolse giovincello e con il quale ciò praticamente tutta la sua carriera: eterno secondo a livello di club, 3 furono i secondi posti in Bundesliga, 2 quelli al Mondiale, vede il suo sogno realizzarsi all'Olimpico quando da titolare si prese il trofeo tante, troppe volte sfumatogli all'ultima delle partite della rassegna intercontinentale. E mai da panchinaro: sin dal 1982 Littbarsi era titolare delle compagini tedesche nonostante la giovane età perché il talento era innato e lo si vedeva ogni qualvolta scendeva in campo.

Günter Hermann, 5/12/1960

La Germania nel 1960 fu fucina di talenti, poco da dire. Hermann è un altro di quell'annata d'oro che probabilmente non raccolse molto a livello di presenze in Nazionale, sebbene figuri fra i vincitori del mondiale del 1990, ma probabilmente fu dovuto a quanto era ostruito il passaggio verso la mediana tedesca degli anni '80. In questo centrocampo sarebbe l'uomo d'ordine quello che non deve segnare, ma che deve mettere legna e questo lo faceva discretamente bene specialmente al Werder Brema con cui vinse due Bundesliga e ne fu per vice-campione per 3 volte. La vittoria della Coppa delle Coppe nel 1991/92 rimane il solo traguardo a livello continentale con il club, ma lui riesce a risultare importante nell'arco di tutte le stagioni disputate con la maglia del Werder grazie al suo talento e al suo atletismo.

Diego Armando Maradona Franco, 30/10/1960

A cosa serve giustificare l'inserimento di questo fenomeno in questa top 11? A nulla. Non serve nemmeno dirvi dove reperire le informazioni sul suo conto perché l'epopea del Diez è raccontata in lungo e in largo. Uno dei due più forti di sempre, uno dei più amati e odiati di sempre. Il suo genio è facilmente spiegabile con questa affermazione: è convinto che facendo un tutorial su come battere una punizione a due in area come quella che batté lui al San Paolo contro la Juventus anche gli altri siano in grado di replicarlo (esistono i video di questo tutorial per la tv argentina).

Rudolf Völler, 13/4/1960

Rudi, per tutti, è un altro di quelli che non avrebbe bisogno di aggiungere motivazioni per il suo inserimento in questa lista. Capocannoniere con tre maglie diverse nella sua vita nell'arco di 10 anni, un mondiale, una Champions League, trofei vinti in qualsiasi nazione abbia mai giocato e altre due volte sul podio con la maglia della sua Nazionale. In carriera fanno 311 gol in 659 presenze coi club, 56 in 109 presenze con le maglie della Germania maggior e U21, medie impressionanti degne di uno dei più forti centravanti di sempre.

Aldo Serena, 25/6/1960

Come definireste un attaccante che può giocare da titolare in Inter, Milan e Juve nella sua carriera? Un attaccante quantomeno di livello eccezionale, prescindendo dalle logiche di tifo. Ha vinto titoli con ciascuna di queste tre maglie, finì l'annata 88/89 con 22 reti in Serie A, ha vinto 4 Scudetti, 1 Coppa Italia e 1 Coppa UEFA e nel 1990, suo anno Mondiale per eccellenza ebbe la sfortuna di trovarsi davanti uno Schillaci nella miglior forma della sua carriera che gli precluse qualche presenza. E non sarà l'errore dal dischetto al San Paolo a modificare quello che deve essere il suo valore in assoluto.

Antonio de Oliveira Filho, 5/10/1960

Anche a Napoli hanno amato il 1960, va detto. Sia Ma. che Ca. di quel Ma.Gi.Ca. che ha acceso i cuori partenopei sono nati nell'ottobre del 1960 e hanno lasciato più di un ricordo nel cuore di chi li ha tifati e più in generale negli amanti del calcio. Probabilmente Careca avrebbe potuto vincere di più in carriera giocando in altri club più competitivi a livello europeo, ma il suo valore non è intaccabile da questa considerazione: sono 116 reti in 269 presenze con i club di tutto il mondo, 29 reti con 60 apparizioni con la maglia della Seleção e molti di questi 176 centri furono pesantissimi e memorabili come la tripletta alla Juventus nel novembre dell'88 seguita da una doppietta al Milan nella giornata successiva o le 10 reti nell'anno dello Scudetto nonostante tantissime assenze causa problemi. Un altro centravanti clamoroso per questa compagine.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi.#LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.