Il viaggio de #LaClasseNonÈAcqua giunge al 1966, un'annata con tantissimi nomi famosi ai palcoscenici italiani. Il tridente del 3-4-3 con cui si schiera questa formazione è uno di quelli più pesanti di tutta la rassegna e a supportarlo c'è un centrocampo da palati fini: un nome? Dejan, da Podgorica.

Cláudio André Mergen Taffarel, 8/5/1966

Altrimenti noto come "Sai que é sua, Taffarel" - rigorosamente tutto attaccato e tutto urlato -, il numero uno della Seleção vincente a USA 1994, ahinoi, è l'antesignano della miriade di portieri verdeoro che adesso ben figurano anche in Europa, patria storica dei #1. In Italia ha vestito le maglie di Parma e Reggina, ma è con quella dei ducali che ha vissuto i suoi momenti migliori vincendo due Coppa Italia in due stint differenti intervallati da un'esperienza al Galatasaray che lo ha lasciato nei cuori dei tifosi turchi, grazie anche alla Coppa UEFA del 2000 che chiuse un mini-treble con il campionato e la coppa di Turchia. A lui si deve l'approdo in Europa della nidiata di portieri brasiliani e sudamericani in generale nel 3° millennio grazie anche a delle prestazioni da numero uno dei #1.

Roberto Néstor Sensini, 12/10/1966

In Argentina una sola squadra, il Newell's, in Italia altre 3 a cui però - per un motivo o per un altro - è rimasto legatissimo. Sensini è sicuramente uno dei difensore più iconici del calcio italiano degli anni '90 con la sua grinta e tenacia che lo rendevano un avversario complicatissimo da affrontare. Al Parma e alla Lazio le sue vittorie più importanti di carriera, il mondiale del 1990 forse il suo grande rimpianto, ancor più del 1994 in cui la vicenda relativa a Maradona tolse la concentrazione alla Seleccion. Nel 1998 il suo ultimo Mondiale con l'Argentina sebbene il suo clou con i club dovesse ancora arrivare: 6 trofei individuali sono arrivati dal 1998 in poi, ma Sensini resta uno dei difensori più ammirati e ricordati nel panorama italico.

Alessandro Costacurta, 24/4/1966

Probabilmente il difensore italiano più sottostimato della storia recente, il più "sfortunato" - se così si può dire - dalla presenza come compagni di Maldini e Baresi, ma chiunque lo abbia allenato o ci abbia giocato insieme dirà sempre la stessa cosa: un esempio. Negli schemi di Sacchi era l'unico che poteva prendere il ruolo di Baresi in sua assenza, perché lui era in grado di comandare la difesa in maniera eccelsa. E nonostante tutto questo c'è anche da riguardare il palmares di questo campione indiscusso: 5 Coppe dei Campioni, 7 Scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe Italiane, 3 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe Europee. Non si arriva a questi livelli senza essere fuori dal comune e Costacurta lo era.

Tony Alexander Adams, 10/10/1966

Una vita passata all'Arsenal, il simbolo di una generazione di Gunners; dalle giovanili alla prima squadra dove vi rimase per 19 anni vincendo relativamente poco per le sue capacità, ma fu importantissimo per stabilire le basi dei successi seguenti dell'Arsenal, fra cui la stagione da invincibili nel 2003/04. Adams era un difensore centrale in grado sempre di guidare la difesa e dare sicurezza al reparto e al resto della squadra: con queste caratteristiche arrivarono per l'Arsenal 4 Premier League, 3 FA Cup, 2 Coppe di Leghe, 1 Coppa delle Coppe e 4 Community Shield, il tutto collezionando 66 presenze con la maglia dell'Inghilterra e un Mondiale, quello del 1998, che gli lasciò l'amaro in bocca vista l'eliminazione agli ottavi, ai rigori, con una delle compagini ritenute più interessanti.

Wilhelmus Maria Jonk, 12/10/1966

Nello stesso giorno in cui venne al mondo Sensini, in Europa nasceva un bambino dal nome che in italiano si traduce come Guglielmo e che poi diventerà un mediano famoso in tutta Europa, anche in Italia. Jonk arriva in Italia, all'Inter, dopo essersi imposto all'Ajax, dopo aver giocato in un settore giovanile di livello e con dei compagni di assoluto valore. Coi nerazzurri resta poco, giusto il tempo di vincere, da assoluto protagonista la Coppa UEFA ergendosi a terzo miglior marcatore stagionale dei nerazzurri. Il suo talento, probabilmente, non è mai stato apprezzato nel modo giusto e avrebbe potuto avere più fortuna in Italia, ma il suo valore assoluto permane. Altrimenti non si giocano due mondiali da titolare nell'Olanda degli anni '90 in cui la concorrenza era strenua e di altissima qualità.

Dejan Savi?evi?, 15/9/1966

L'attuale presidente della federcalcio montenegrina è uno dei massimi geni del pallone mondiale e i tifosi rossoneri che lo hanno visto all'opera non potranno che essere d'accordo. Il palmares parla per sé, ma non dice nulla delle sue qualità tecniche: uno dei giocatori più tecnici e talentuosi che il calcio slavo abbia mai prodotto. Difficile dire altro rispetto al genio di Dejan, se avete bisogno di mettervi in pace con il calcio guardate la collezione dei suoi gol e dei suoi assist e tutto assumerà un senso migliore.

Iomar do Nascimento, 8/4/1966

Mazinho, signore e signori. Oggi è noto come il papà dei fratelli Alcantara e come zio di Rodrigo, ma sul finire degli anni '80 e per tutti gli anni '90 è stato un mediano di livello assoluto, titolare inamovibile del centrocampo della Seleçao del 1994 al fianco di Dunga a supporto di un altro presente in questa top XI. Giocatore eccelso che ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto.

Hristo Stoichkov, 8/2/1966

Un altro genio assoluto, un altro giocatore eccezionale che negli anni '90 dominava in lungo in largo e che ha portato il suo talento per una stagione in Italia, al Parma dopo aver vinto qualsiasi cosa si potesse vincere a livello individuale e di squadra con il Barcellona. Si tratta di giocatori decisamente indescrivibili perché qualsiasi cosa si possa dire a proposito può risultare banale dato che il talento è stato a lungo sotto gli occhi di tutti. Giocatore meraviglioso che conclude questo centrocampo a prepotente trazione offensiva.

Romário de Souza Faria, 29/1/1966

Uno dei centravanti più forti della storia, non solo del Brasile. È stato capocannoniere di 9 competizioni diverse nell'arco della sua carriera, due volte della Champions League fra le altre. Pallone d'oro, tonnellate di argenteria nella propria vetrinetta: un altro che riconcilia con il calcio a vederlo anche oggi che ha smesso da anni. Le nuove generazioni che di Romario forse non hanno mai sentito parlare presi dai vari dualismi del terzo millennio dovrebbero dedicare almeno mezza giornata alle immagini di questo talento fuori da ogni logica.

Abel Eduardo Balbo, 1/6/1966

Torniamo in Italia con un centravanti che ha segnato un epoca della Serie A fra Udinese, Roma, Parma e Fiorentina. La concorrenza di connazionali in Serie A lo ha fatto passare nel dimenticatoio dell'opinione pubblica, ma stiamo parlando di un centravanti da 11 gol in 36 presenze con la Seleccion, da 117 gol in Serie A e con queste sue reti è stato utile a portare alla Roma lo Scudetto nel 2001 e la Coppa UEFA del 1999 al Parma. Un signor centravanti, di cui è difficile dire qualcosa visto il talento immenso.

George Tawlon Manneh Oppong Ousman Weah, 1/10/1966

Nei cuori dei milanisti tutta questa spataffiata di nome è riassumibile con "Giorgione". Il primo attaccante del continente nero a sbarcare con prepotenza in Europa facendo ammattire i difensori avversari e facendo cadere ai propri piedi i tifosi. Un altro pallone d'oro di questa lista, un altro attaccante da più di 150 gol in carriera, ma soprattutto un'altra macchina da highlight: il suo gol in coast-to-coast con la maglia del Milan rimarrà negli occhi di chiunque, specialmente di chi ha avuto la fortuna di assistere dal vivo a quella partita, anche in tenera età. Auguriamo al figlio di fare anche solo la metà di quello che ha fatto il padre perché la sua carriera sarebbe meritevole di essere ricordata.