Seconda puntata della rubrica #LaClasseNonÈAcqua, il 1941. Anno di nascita di giocatori leggendari con un tridente fantastico e completo composto da Florian Albert, Peter Ducke e Geoffrey Hurst. Ben tre i giocatori italiani.

Allal Ben Kassou, 30/11/1941

Leggenda del Marocco, più di 100 presenze in Nazionale tra le quali l'esordio, storico, al Mondiale del 1970 dove si mise in mostra parando a ripetizione i tentativi della fortissima Germania Ovest di Gerd Muller, che riuscì solo verso la fine della partita a segnare il gol vittoria. 

Aleksandar Shalamanov, 4/09/1941

Non è certo solo il suo valore da calciatore a farlo entrare in questa Top 11. Il bulgaro Shalamanov merita di stare in qualunque lista di migliori esseri sportivi essendo probabilmente l'unico ad aver partecipato ad un'Olimpiade invernale da sciatore nel '60, a due Mondiali di Calcio da difensore nel '64 e nel '70 e a un'Olimpiade Estiva da pallavolista nel '64, anche se da riserva.

Albert Shesternyov, 20/06/1941

Il più forte difensore del calcio russo, libero forte difensiva e bravo coi piedi e un vero leader, capitano fin da giovanissimo del Cska e della nazionale sovietica. Fu sfortunata la sua carriera in nazionale. Agli Europei del '64 la sua Russia fu battuta in finale dalla Spagna; al Mondiale '66 solo un quarto posto dopo la sconfitta contro la fortissima Germania; nel '68 perse l'accesso alla finale solo al lancio della monetina, dopo il pareggio al 120', contro Facchetti e l'Italia. Colpa della Croce di Lorena.

Bobby Moore, 12/04/1941

Pelè lo ha definito il più forte difensore che ha affrontato ed è probabilmente il miglior complimento possibile per un giocatore della retroguardia. Bobby Moore fu il leader e capitano del West Ham degli anni '60 e dell'Inghilterra che nel '66 vinse la Coppa del Mondo. Fu proprio il difensore, fortissimo nei contrasti, abile con la palla e con una capacità innata di guidare i compagni, a ricevere il trofeo dalle mani della Regina Elisabetta e ad alzarlo in cielo.

Pierluigi Cera, 25/02/1941

Arrivò come centrocampista al Cagliari, lì si trasformò in libero, in regista difensivo e fu uno degli artefici dello storico Scudetto del Cagliari del 1970, quello di Riva e Domenghini. Giocò da libero il Mondiale del '70 con l'Italia finendo sconfitto solo in finale dal Brasile di Pelè.

Gerson, 11/01/1941

Il più arretrato dei cinque numeri 10 del Brasile di Messico '70, fu il cervello di quella nazionale straordinariamente ricca di talento e guidata da Pelè. E' il cervello della squadra, quello che dirige le operazioni grazie alla sua visione di gioco e al suo straordinario mancino, la Canhotinha de ouro. Suo il gol, con uno splendido tiro da lontano, che rompe definitivamente l'equilibrio nella finale contro l'Italia, gara nella quale fu il migliore in campo.

Angelo Domenghini, 25/08/1941

L'ala destra degli anni '60. Instancabile, volava, crossava e segnava. Prima nella grande Inter di Helenio Herrera, dove però doveva vedersela con il pari ruolo Jair, poi nel Cagliari Campione d'Italia del '70. Quasi mai sotto la luce dei riflettori, eppure tanto importante quanto i vari Mazzola, Suarez e Riva. Le luci della ribalta se le prende in Nazionale, nella finale del '68 quando un suo gol all'80' alla Jugoslavia permette all'Italia di pareggiare e poi vincere nella ripetizione l'unico campionato Europeo della sua storia.

Florian Albert, 15/09/1941

In lui si coniugavano le qualità del 10, il trequartista dalla straordinaria visione di gioco e dal dribbling spacca partite, e del 9, il goleador freddissimo che segna gol a ripetizione, sia col Ferencvaros che con la nazionale. Nel cuore dei connazionali riuscì a superare perfino Puskas, colpevole di essere "fuggito" per andare al Madrid, riuscendo anche a vincere la Coppa delle Fiere, unico trofeo continentale vinto da un team magiaro. Fu l'unico in grado di eliminare il Brasile di Pelè (con Pelè infortunato, ma con Garrincha e Tostao in campo), guidando la sua Ungheria al 3-1 ai quarti del Mondiale nel '66. L'anno dopo arrivò il Pallone d'Oro per uno dei giocatori più eleganti mai visti.

Mario Corso, 25/08/1941

Talento discontinuo, tanto da far arrabbiare più volte Herrera, era invece considerato un genio da Angelo Moratti. Di geniale aveva il suo piede sinistro, il piede sinistro di Dio, capace di far girare la palla in qualsiasi modo e di permettergli di non usare il destro. Famose le sue punizioni a "foglia morta" che si alzavano sopra la barriera e si insaccavano sotto la traversa senza dare alcuna possibilità portiere. 

Peter Ducke, 14/10/1941

Il più grande calciatore della Germania Est, attaccante completissimo, uno in grado di rivaleggiare con Muller, se solo glielo avessero permesso. Purtroppo non fu così e per alcune circostanze sfortunate non riuscì a brillare nemmeno nelle due occasioni della vita. La prima nella Coppa delle Fiere nel '70 quando la sua grande prestazione contro l'Ajax di Cruijff venne macchiata dal fatto che lui e i suoi compagni usassero scarpe chiodate non regolamenti per non scivolare nella pioggia di Jena e al ritorno, ad Amsterdam, persero 5-1. La seconda, ancora più sentita, nell'unico incontro tra Germania Ovest e Germania Est, ai Mondiali del '74. La compagine di Ducke vinse con un gol di Sparwasser, ma senza lui perchè non in condizione. Ducke non si è mai liberato di questo rimpianto.

Geoff Hurst, 8/12/1941

Tra i tanti record del mondo del calcio, ce n'è uno che pare imbattibile, quello di Sir Geoffrey Hurst. Tre gol in una finale mondiale, anche se in 120', sono un'enormità da fare nella partita più tesa e sentita per un calciatore. Contro la Germania nel 1966, Hurst prima fece l'1-1 con un gran colpo di tesya, poi si scatenò nei supplementari con una doppietta e resterà celebre per sempre il suo 3-2, col pallone che colpisce violentemente la traversa, dopo una gran girata, prima di rimbalzare vicino alla linea. Non si sa se totalmente al di là, per non sbagliarsi, Hurst fulminò ancora il portiere tedesco con un tiro simile, stavolta di sinistro, che si insaccò sfiorando solo il legno superiore. Impossibile da superare.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi. #LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.