Eroe, "smutandato", di Roma, Riccardo Saponara torna a parlare. E dopo quel miracoloso gesto tecnico e atletico, a tempo scaduto, dice la sua. Così il fantasista al Secolo XIX: "E' stata l'ammonizione più bella della mia carriera: anche perché è stata la prima volta che ho tolto la maglietta dopo avere segnato. Si è trattato di un piccolo ma significativo step anche nei confronti di me stesso. Sono corso dai nostri tifosi, mi hanno travolto. Indimenticabile. E poi, dài, sarebbe stato ingiusto perdere. Anche se ci siamo andati vicini. [...] Noi, ottimi nel primo e remissivi nel secondo. Fortunati? Sì, ma te la vai cercare la fortuna. [...] Il gol? Non volevo fare toccare terra alla palla e quindi potevo colpirla solo in quel modo. Non ho visto dov’era Strakosha, ma ho immaginato che fosse un po’ fuori dai pali. Mi sono concentrato sulla palla. E quando è entrata fisicamente dentro la porta della Lazio, ancora per un attimo non ci ho creduto. Un’emozione fortissima, la più forte finora provata su un campo di calcio. Ma una fetta di merito va a Kownacki. Ha alzato la palla nel modo migliore. [...] Pensavo di non entrare più. Giampaolo mi ha fatto scaldare quasi tutto il secondo tempo e quando ho visto passare la mezz’ora mi ero ormai convinto che non sarei entrato. Quando mi ha chiamato per il cambio, la Lazio stava spingendo a manetta. Sono stato un po’ travolto, mi accorgevo di essere confusionario e ho perso anche alcune palle di troppo, non da me. Ma dopo il 2-1, in quei due minuti finali ho improvvisamente trovato energie fisiche e mentali che pensavo invece di non avere".