Finalmente è finita. E lo sarà ancora per almeno tre mesi, quando poi ricominceranno i rumors inerenti alla sessione invernale di calciomercato, i cui vagiti inizieranno a rimbombare nella sala conferenze del calcio sin da novembre.

Inevitabile, visto che per quanto le cifre siano state mai così impegnative e stante il valore assoluto di alcuni trasferimenti, molte sono ancora le lacune. Ed a meno che non siano vecchi esuberi o clamorose sorprese a riempire i buchi, diverse squadre si ritroveranno a fare i conti con i gap tecnici che le separano dalle più complete: Inter, Juventus, Roma. Che a loro volta devono però pensare a massimizzare gli investimenti fatti.

I migliori in assoluto, in relazione al loro rapporto qualità/prezzo, potrebbero essere - rispettivamente - Lautaro Martinez, Cancelo e Kluivert. Per cui partiamo dalle virtù, di una campagna acquisti divertente e intensa, e che ha avuto Ronaldo solo come suggello, vessillo trionfale e ciliegina su una torta dai gusti ricercati e visivamente appetitosa.

In casa Juve ciò che impressiona, anche quest'anno, è la capacità di disfarsi di calciatori di livello assoluto, senza colpo ferire ed anzi riuscendo ad aumentare a dismisura il valore dell'11 titolare.

E' ciò che è accaduto anche stavolta, coi vari Lichtsteiner, Buffon,  , Asamoah, Caldara, Sturaro, Pjaca ed a breve anche Marchisio che sono andati a impreziosire rose di squadre non lontane ed esotiche, ma pronte a infastidire la stessa Juventus in Serie A e in Europa. Al confronto, le formazioni migliori cedute dalle altre in questa sola sessione impallidiscono dinanzi a chi Marotta ha deciso di sacrificare, per far spazio a quelli che a Torino sentono sempre più vicini ad una sorta di "galacticos" all'italiana.

In relazione al punto di partenza e alla capacità finanziaria, però, meglio ancora della Juve hanno fatto le milanesi. Capaci di anticipare tutti sulle manovre a costo zero (de Vrij, lo stesso Asamoah, Reina, Strinic) ma anche di muoversi con dimestichezza, e in tempi brevi, nella gestione delle cessioni (Eder, Santon, Kalinic, Silva, Locatelli, Bacca, Zaniolo, Biabiany) e nella scelta dei rinforzi.

Esclusi alcuni rarissimi investimenti ancora tutti da verificare - vedi Castillejo - , difatti, per il resto quasi per intero si è puntato su calciatori rodati e già pronti - in quanto affermati conoscitori - per la Serie A. A entrambe, certo, manca qualcosa in mezzo al campo. E se per l'Inter la carenza è a livello tecnico, per il Milan un elemento in più sarebbe servito sia per darsi un miglioramento quantitativo che qualitativo.

I due nomi? Quasi inutile anche farli.

Milinkovic-Savic al Milan è stata una trattativa molto più finta che vera, nata e alimentatasi quasi esclusivamente mediante i social network. Un'anomalia assoluta e un piccolo inedito, se vogliamo, nel palcoscenico d'un mondo - quello del mercato dei calciatori - che sinora aveva avuto nei fruitori delle informazioni, mediante il web, solo un'interfaccia e mai una fonte. In questo caso, davvero poco affidabile, visto che Lotito non ha mai pensato di cedere il suo gioiello più ambito ottenendo in cambio alcune contropartite, né tanto meno di svilire i suoi gonfi forzieri avvantaggiandone l'uscita con un prestito (anche onerosissimo) con riscatto.

Un meccanismo simile ed altrettanto perverso, per intenderci, è stato vissuto a Napoli, a cavallo tra metà luglio e inizio agosto, in merito all'ennesimo, discusso, ritorno di Cavani. Altra operazione mai imbastita da De Laurentiis, ma da sempre nell'immaginario collettivo di una tifoseria legittimamente affamata di vittorie e di campioni (a maggior ragione dopo l'avvento di uno come Ancelotti).

Quest'anno, però, divenuta qualcosa di più di un semplice sogno per via di un tam-tam di informazioni incontrollate e mai verificate, in maggior parte fornite dai media locali, che hanno a loro volta sostenuto un certo - giustificato fino a un certo punto - rancore nei confronti di un Presidente reo di interessarsi più al fallito Bari che all'infallibile Matador.

Il paradosso, semmai, è che il Napoli che è stato secondo solo ai campioni d'Italia, un anno fa, è stata la squadra della Serie A che ha speso meno in rapporto alle entrate. Ha fatto poco, quindi, per colmare il gap, a maggior ragione se si considera che la squadra col saldo più negativo è stata, evidentemente, proprio la Juventus che già partiva con diversi punti di vantaggio sulla sua prima rivale.

Verdi, Ruiz, Malcuit e Meret, in ogni caso, restano ingressi significativi in una rosa che, se si esclude la scelta tecnica, convinta, di intravedere in Hamsik il naturale sostituto di Jorginho, è rimasta intatta. E questo, lo ha sempre sostenuto anche Carletto, è un bene assoluto che potrebbe anche valere l'arrivo di 2-3 nuovi arrivi di medio livello.

Dell'Inter, si diceva. E inevitabilmente il riferimento principe è Modric. Di cui però, così come per Cristiano, ho parlato abbondantemente: avrà anche usato, in parte, i nerazzurri per ottenere un prolungamento di contratto con relativo adeguamento economico alle condizioni dei migliori blancos, ma la trattativa in questo caso - a differenza di Milinkovic e Cavani - c'è stata eccome.

Ed è servita più che altro all'Inter per rinfrancarsi sotto il profilo del blasone: se il migliore regista al Mondo ha pensato di lasciare la migliore squadra al Mondo per trasferirsi a Milano, sponda nerazzurra, vuol dire che il progetto - seppur non ancora equiparabile a quello della Juventus - è buono, piace, e può funzionare. D'altra parte la sensazione diffusa è che per la prima volta dopo almeno 6-7 anni, nessuno dei nuovi acquisti possa essere anche solo vagamente sbagliato. Roba da Inter vera.

Due paroline, poi, van dette anche sulle romane. Monchi ha vissuto un'estate di fuoco decidendo di sacrificare i suoi due uomini mercato più remunerativi (Nainggolan e Alisson) e, con l'incasso, di rinforzare tutti i reparti, mediana e attacco in testa. Sulle ali e in mezzo, adesso (ma Gonalons andrà al Siviglia) sono addirittura in troppi. Ma ingolfare una rosa che punta a giocarsela in tre competizioni è sempre difficile, soprattutto considerato che Di Francesco, un anno dopo il suo arrivo, sembra avere ormai le idee chiare anche, ad esempio, su un calciatore che deve puntare all'esplosione come Schick, che, banalmente, dovrà essere solo il vice Dzeko e non una variabile tattica impazzita.

Tare, invece, ha fatto lo stretto necessario per ripartire dall'ottimo lavoro di Inzaghi che ha perso, di fatto, il solo de Vrij. E Acerbi, da questo punto di vista, sarà un ottimo rimpiazzo. A centrocampo Berisha e Badelj forniranno enormi alternative, sulla trequarti blindato Luis Alberto è arrivato Correa in luogo di Felipe Anderson, e davanti la conferma di Immobile varrà l'arrivo di un centravanti da 80-100 milioni. Bene anche il Torino, che però dovrà adesso provare non solo a far coesistere le coppie Soriano-Baselli e Zaza-Belotti, ma anche fare alcune non facili uscite nei prossimi giorni. Benino la Fiorentina, che però manca di alternative, e il Genoa, che rischia di scoprire in Piatek e Favilli i suoi due migliori attaccanti dal dopo Milito. Così così Sassuolo e Sampdoria, che pur avendo puntellato la rosa mancano di personalità, rispettivamente, in difesa e in attacco. Indecifrabile, poi, l'Atalanta, la cui campagna di rafforzamento contestata da Gasperini è stata in realtà impreziosita da gente come Adnan, Zapata, Pasalic e Rigoni.

Male l'Udinese, che come la Sampdoria ha aspettato l'ultimo giorno utile per prendere un centravanti, ed ha fallito l'appuntamento; il Chievo che continua a puntare su calciatori rodati e rodatissimi (in alcuni casi usurati); il Parma, che ha dovuto muoversi solo last minute, e si ritrova in rosa una quantità incommensurabile di ali ed esterni potenzialmente titolari che D'Aversa, per quanto abile, avrà difficoltà a gestire.

Occhio all'Empoli, che è riuscito a mantenere un'ossatura che benissimo ha fatto in B, e che con la classe dei vari Krunic, Ucan, Zajc e La Gumina, mista all'esperienza ulteriore che garantiranno i vari Antonelli e Silvestre, può essere la rivelazione.

Tutte le altre le scopriremo man mano. Sta per iniziare il campionato, non dimentichiacelo, e il modo migliore per non cannare le previsioni è rimandarle di un altro po'.

Non di tantissimo, però: abbiamo anticipato la nostra tradizionale uscita dell'editoriale della domenica al sabato per provare a commentare al meglio la sessione di mercato conclusasi, senza farci influenzare dai risultati della prima giornata. Monca, per via della mancanza delle partite della genovesi, e per questo ancora più difficile da decifrare. Un punto di vista dettagliato e convinto sulla questione, sinceramente, però preferiamo evitarlo. L'Italia intera s'è ritrovata a dire la sua prima sullo status strutturale di un ponte, poi sulla gestione di Autostrade, e infine sulla scelta di rinviare o meno l'inizio del campionato italiano, per evitare che coincidesse con i funerali di Stato.

Ci limitiamo quindi a constatare che, nell'esatto momento in cui Cristiano Ronaldo esordirà per soddisfare i palati fini degli italiani, altri italiani a poche centinaia di chilometri di distanza proveranno a salvare altri italiani ancora, dispersi sotto le macerie di un ponte italiano anche quello, crollato per l'incuria tipicamente italiana che fa scopa con l'atteggiamento - tipicamente italiano anch'esso - del "comunque fai, fai male". Sempre a meno che non gli si lasci vedere in pace CR7 al Bentegodi sul TV led 60' in un torrido sabato pomeriggio d'agosto mentre l'aria condizionata pompa a mille. 

"...Ah, che frescura. Sai che palle, senza partite. Massì, dai, meglio giocare. Anzi, era meglio se avessero giocato anche Genoa e Samp, vero? E poi mica se non giocano i morti tornano in vita, eh!"