Nessuno mi toglierà mai dalla testa - almeno sino a prova contraria - che l'errore più grave che ha fatto Marotta nella trattativa con il Milan non sia stato il sacrificio di Caldara.

Per inciso, il non essere riusciti a ottenere il famigerato diritto di riacquisto è un neo, ma non un handicap. Per diversi motivi.

Anzitutto perché la Juve in ogni caso si è cautelata trattenendo Rugani, la cui cessione al Chelsea è stata congelata. Al contrario, nel caso in cui Caldara fosse rimasto, Sarri sarebbe stato accontentato. In secundis perché, quando e se ce ne sarà la necessità, la Juventus avrà comunque i mezzi finanziari per andare a riprendersi l'ex atalantino, che nel frattempo - e anche di questo sono relativamente certo - completerà la sua maturazione al fianco di Romagnoli.

Il vero errore Marotta probabilmente l'ha fatto nel sacrificare Higuain. Una richiesta lecita, quella del Milan, che ha preferito rischiare nel prendere il Pipita senza avere ancora ceduto i tre attaccanti in esubero che ha ancora in rosa - Bacca, Kalinic, Silva - , che ora potrebbero essere piazzati last minute in semplice prestito con diritto, senza possibilità di fare cassa in maniera sostanziale.

Ma ciò non toglie che le condizioni alle quali Leonardo ha ottenuto il suo centravanti siano state favorevolissime (almeno in quanto a cartellino): prestito oneroso, senza obblighi, se non morali, di riscatto. Un investimento annuale di 18 milioni, a conti fatti, che potrebbe essere recuperato dalla cessione del solo Kalinic, che ad oggi è valutato la medesima cifra.

Più difficile, invece, immaginare quella che sarà la punta di riserva della Juventus, senza il Pipita. Marotta avrebbe potuto benissimo decidere di pagare il suo, di maxi ingaggio (14.5 milioni lordi l'anno), invece di quello di Bonucci (che pur essendoselo decurtato, costerà circa 11 lordi, sempre a stagione). In tal caso, però, avrebbe anche confermato in rosa ad Allegri l'unico, vero, vice CR7.

Vero, i rapporti tra l'argentino e il tecnico livornese non erano stati dei migliori, soprattutto durante l'ultima stagione: ma se si considera come si è rientrati, nel giro di pochi mesi, dall'apocalisse Bonucci, è evidente che il problema sarebbe stato superato con la consueta, savia, gestione delle risorse che Max ha sempre garantito.

In definitiva, la possibilità di alternare Cristiano a Gonzalo sarebbe servita per capitalizzare le prestazioni del portoghese in Coppa, garantendo comunque al numero 9 un buon numero di partite, suddivise tra Campionato, Coppa Italia, e occasioni europee.

Se la Juve vuole diventare il Real d'Italia, per intenderci, deve riuscire a gestire le sue stelle come storicamente i blancos hanno sempre fatto: se a Madrid, d'altra parte, per quasi un decennio sono riusciti a coesistere due come Ronaldo e Benzema, perché non si è provato a tenere insieme - anche solo per un anno - Ronaldo e Higuain a Torino?

Si diventa grandi, d'altra parte, non solo aumentando il valore medio degli 11 in campo, ma anche elevando l'asticella delle loro primissime riserve. E ad oggi - sempre a meno che non arrivi un colpo a sorpresa di Marotta - la riserva di Cristiano di fatto non c'è.

Ci sono Mandzukic e Dybala, dirà qualcuno: ma nessuno dei due è un uomo d'area. O, meglio, se Mandzukic - pur essendo un giocatore splendido - non lo è più, Dybala ha provato a esserlo, ma con risultati modesti.

Ci sarebbero Favilli e Kean, a dire la verità, ma il primo firmerà un quadriennale col Genoa e il secondo ha già chiesto alla società di andar via nuovamente in prestito.

La domanda, quindi, sorge spontanea.

Cosa accadrà quando e se Ronaldo non ci sarà, per scelta tecnica, semplice necessità di riposarsi, o per infortunio?

Fermo restando che parliamo di un calciatore che si comporta come un robot, non andrebbe neanche precisato che robot non è.

E che alle porte dei 34 anni non può garantire 60 presenze in gare ufficiali l'anno. La statistica, da questo punto di vista, ci giunge in soccorso:

? 54 presenze stagionali nel 2014-2015;

? 48 presenze stagionali nel 2015-2016;

? 46 presenze stagionali nel 2016-2017;

? 44 presenze stagionali nel 2017-2018.

Questa è quella che più si avvicina a quella che in matematica viene definita progressione aritmetica. Ovvero, una successione di numeri tali che la differenza tra ciascun termine (o elemento) della successione e il suo precedente sia una costante (o giù di lì): Cristiano ha iniziato ad autogestirsi, in maniera tale da rendere al meglio nelle partite più importanti. E' per questo, d'altro canto, che la Juventus l'ha comprato: decidere le partite più difficili. Quelle in cui anche Higuain, sinora, non aveva fatto la differenza. Ma quante partite complessive giocherà?

Se la progressione dovesse confermarsi, diremmo 40-42. Il tutto, ovviamente, al netto degli infortuni, che nessuno si augura per nessun calciatore al Mondo, ma che sono una possibilità statistica che fa parte del gioco.

Ipotizziamo anche la Juventus arrivi lì dove oggettivamente spera e merita di arrivare, il prossimo anno: ovvero, in finale di Champions: trattasi di 13 partite, ovviamente, da giocare in Europa, che vedrebbero sempre impiegato Cristiano (che, per l'appunto, in Europa nell'ultimo quadriennio ha giocato 12, 12, 13 e 13 partite. Sostanzialmente tutte). 

A queste aggiungiamo giusto quelle 2-3 presenze inevitabili in Coppa Italia, tutte concentrate nella fase finale e la SuperCoppa: il totale arriverebbe quindi a quota 17. Portando le sue potenziali presenze in Campionato intorno a 23-25. Campionato che però, di giornate, ne prevede 38. Insomma, è ragionevole pensare che in una quindicina di gare circa di A dovrà giocare la sua riserva. Higuain, che di gare stagionali ne ha giocato 105 in due anni (media 52.5, più alta rispetto a Cristiano pur giocando la metà in Europa), non potrà sostituirlo. 

Ci proveranno Mandzukic e Dybala: e la speranza, per i tifosi e la società, è che possano "bastare", come già facevano in Italia prima dell'arrivo dello stesso Higuain in bianconero. Il problema - sempre che così lo si possa definire - è che nella stagione in cui bastarono loro due a vincere il campionato, le avversarie non erano propriamente quelle che si stanno scaldando oggi ai nastri di partenza. 

In parole povere, e per ribadire un concetto peraltro già espresso, io Higuain l'avrei tenuto. E penso proprio di non essere l'unico ad esserne convinto, per quanto a livello mediatico e in quanto a cassa di risonanza dei social, per questioni soprattutto emotive, faccia molto più rumore lo scambio Bonucci-Caldara, che la cessione del Pipita. A conti fatti, però, e prescindendo dal discorso della futuribilità, scambiando i due difensori la Juventus ha solo migliorato il suo 11 titolare. Cedendo Higuain, invece, ha rinunciato al suo 12° uomo, sulla carta, più forte e decisivo senza - per il momento - prendere un suo sostituto. 

Il tempo, i margini e i mezzi per farlo, in ogni caso, a Marotta non mancano. E chissà che, intorno al gong finale della sessione, non possa ricominciare un filo diretto e proficuo con lo stesso Leonardo. D'altra parte già durante la genesi della maxi operazione biancorossonera vi riportavamo di come le parti, oltre che dei tre noti, parlassero anche di Pjaca e di André Silva. Ma se il croato è oggi virtualmente della Fiorentina (martedi dovrebbe svolgere le visite), il portoghese è ancora sul groppone tanto a Gattuso quanto a Leonardo. E nessuno, per il momento, s'è presentato con un'offerta cash vagamente interessante a Casa Milan.

Il ragazzino a Torino sarebbe ben felice di andare, per raggiungere anche a livello di club il suo amico, mentore e "protettore", di cui sarebbe onorato di essere alter ego e potenziale partner. E non è neanche escludibile che l'affare venga fatto a condizioni di favore, così come lo è stato, per tutte le parti in causa, sia per Bonucci e Caldara che per Higuain. Se così non sarà, e Marotta deciderà di farsi bastare il solo (per quanto eccezionale) Ronaldo, allora l'all-in della Juventus sarà vero, sostanziale, e, forse, anche leggermente azzardato. Un rischio che in ogni caso una squadra come questa può permettersi di correre. Anche perché il fine giustifica i mezzi. E se il fine è vincere tutto, l'azzardo - seppur misurato - , è ben giustificato.

Oppure no?