La sua ultima telecronaca, forse la più attesa, è stata la finale Mondiale tra Francia e Croazia. Dopo una vita intera, come già peraltro si sapeva, Sandro Piccinini lascia Mediaset.  Del suo addio ha parlato così al Giornale:

"Dopo 17 finali Champions, ho potuto constatare che il Mondiale è davvero un' altra cosa. Le emozioni, l' ambiente, la pressione. C' è un' atmosfera differente e tutto questo si trasmette anche al telecronista. Figuriamoci cosa significa la finale. Le partite? Mi prendono in giro da anni, ma io mi preparo come un giocatore, perché servono energie, lucidità. Allora niente cena fuori, attenzione a cibi e bevande, riposino pomeridiano. Migliori telecronisti? Per me i campioni sono sempre gli inglesi, lo stile della Bbc che abbina professionalità a partecipazione lo sento molto mio. Non amo i sudamericani. Divertenti, coloriti finché volete, ma per me esagerano, urla, enfasi. Così come boccio i loro opposti, i colleghi del Nord Europa. I tedeschi sono lentissimi, fanno dormire. Tormentoni? Io usavo tanto anche «Pericolo!» quando c' era qualche situazione calda in area. Poi ho smesso, perché commentando quell'azione qualcuno poteva avere la sensazione che stessi facendo il tifo per una squadra più che per l'altra. Futuro? L'unica cosa certa è che vado a Londra, mia seconda casa, e "mi metto in pausa. Anno sabbatico l'ipotesi più probabile, ma stiamo a vedere. Sono aperto a qualsiasi cosa che possa essere stimolante, divertente, la decisione dipenderà dal progetto, non sarà una questione economica. Rimpianti? A un certo punto della carriera mi sarebbe piaciuto dirigere una redazione giovane, creare un certo tipo di informazione sportiva. Ma non posso certo lamentarmi, ho avuto un cammino 'ccezzionale".

Questo un estratto delle sue dichiarazioni, invece, al Corriere.

"Per vari motivi che non sto qui a dilungarmi a spiegare, sia privati sia professionali, non ci sono più le condizioni per continuare. In attesa in futuro di trovare una proposta che mi stimoli, l’anno prossimo starò fermo. In agenda avrò solo viaggi e trasferte di piacere. Beppe Grillo vorrebbe eliminare le telecronache? Non credo sia il caso, non sono tutti così esperti come Grillo da sapere come si chiama il portiere dell’Australia o il centrocampista dell’Arabia Saudita. I miei riti in telecronaca: solo riso in bianco e riposino prima della partita. La telecronaca è anche un fatto fisico, se arrivi già stanco perdi lucidità. E poi sì, sono un perfezionista, la prima ricerca sui nomi dei calciatori dell’Arabia Saudita ho iniziato a farla a febbraio. Se mi capita di confondere un giocatore su una rimessa laterale mi imbestialisco e poi ci penso la notte. Rimango a rimuginare anche sulle piccole imprecisioni, quelle di cui uno magari non si accorge. Il fatto è che per carattere gli errori mi rimangono in testa. Mi sarebbe piaciuto commentare Argentina-Inghilterra con i due gol di Maradona, quello con la mano e quello con lo slalom pazzesco. Il mio modello? Ebbi la spinta da Enrico Ameri. Io vedevo le partite con le telecronache di Martellini e Pizzul: erano molto seriosi, con un racconto istituzionale, anche un po’ notarile. In radio la voce di punta era Sandro Ciotti che aveva un vocabolario più ricco di Ameri e ne sentivi anche la punteggiatura. Ma Ameri mi colpì per la sua enfasi già a partire dal suo timbro eccezionale. E poi era l’unico la cui voce andava in sync con quello che succedeva".