Nel “vecchio” mondo sarebbe stata Unione Sovietica-Jugoslavia. Più squadre sarebbero state dentro il grande URSS e nella stella balcanica prima della guerra civile. Oggi, invece, la Russia rimasta dalla dissoluzione e la Croazia, un tempo parte della Jugoslavia, si ritrovano per la prima volta a giocarsi qualcosa di molto importante. Il passaggio alle semifinali di un mondiale che i padroni di casa stanno onorando oltre ogni pronostico ha visto l’eliminazione della Spagna proprio per mano dei russi, mentre la Croazia di Modric, che nel girone ha travolto l’Argentina, è considerata tra le favorite per la vittoria finale.

Russia-Croazia è una sfida dai pochi precedenti, ancora giovane considerando la storia di queste due nazionali che, se si volesse considerarle da conglobate ai tempi dell’URSS e della Jugoslavia, allora presenterebbero tradizioni ben più antiche. Due pareggi nel 2008, entrambi a reti bianche, per due incontri valevoli per le qualificazioni al campionato europeo. E, più recentemente, un’amichevole vinta dalla Croazia col risultato di 3-1. 

L’allenatore russo, Stanislav ?er?esov, aria da vecchio militare sovietico, ha giocato per molti anni nel campionato sovietico e russo poi. Allo Spartak prima e dopo la dissoluzione, passando per la Lokomotiv, la Dinamo Dresda e il Tirol Innsbruck, ?er?esov ha vissuto gli ultimi anni dell’URSS, la transizione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e la nuova era russa, definitivamente dentro il mondo del capitalismo e dell’idea spettacolarizzata del calcio. Luka Modric, invece, la guerra dell’ex Jugoslavia l’ha vissuta sulla propria pelle, a causa di forti e provanti esperienze familiari nel periodo del conflitto civile. Croazia e Russia, per certi aspetti, conservano ancora identità sostituite dalla corso della storia.
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Il ct croato Dalic ha impostato un impianto tattico molto solido, con Brozovic, Rebic, Modric, Rakitic e Perisic a formare una linea mediana ibrida, con tre mediani differenti (Modric in regia, Brozovic in rottura e Rakitic a raccordo) e due cursori offensivi, Rebic e Rakitic, a supporto della punta Mandzukic. La Russia, invece, oltre che avere un atteggiamento tattico più difensivista, dovrebbe affidarsi a Golovin e Cheryshev per sostenere l’unica punta, Dzyuba, adibita a fare reparto da sola. Il tema tattico potrebbe essere abbastanza prevedibile, con la Croazia a proporre il gioco e a imporre l’iniziativa e la Russia disposta in campo prima di tutto per non subire goal. I croati tendono a utilizzare i centrocampisti con un movimento in verticale che li vede partecipare in maniera intensa sia al pressing che alla fase offensiva. Con una Russia più abbassata, forse, anche la Croazia potrebbe cambiare fisionomia e compattarsi alzando tutte e tre le linee. In una gara a eliminazione diretta, pertanto molto delicata e dagli equilibri precari, ogni momento, ogni episodio potrebbero risultare determinanti. Regola antica dei mondiali. Anche ai tempi di URSS e Jugoslavia.