La lotta per lo scudetto rimane sullo sfondo e a parlare stavolta, più che il calciatore, è l’uomo. Antonio Candreva, in un'intervista realizzata dal Corriere dello Sport, non ha nascosto le sue paure e il suo dispiacere per il momento che il Coronavirus ci sta costringendo a vivere. Lui che da tempo non può andare a Roma dove vive il padre malato. Lo vorrebbe riabbracciare, ma non gli è consentito.

  «Usciremo da questa situazione, ma rispettiamo le regole» ha ripetuto Antonio che in campo è un soldato fedele al 100% a Conte, uno di quelli che seguono alla lettera ciò che il tecnico chiede, e che adesso a casa, nella vita di tutti i giorni, non sgarra di una virgola. 

Gli manca non poter lavorare ad Appiano Gentile con i compagni, ma si “consola” con gli allenamenti insieme alla sua personal trainer, la compagna Allegra, e con la vita da papà a tempo pieno, tra pannolini, pappe e bagnetti. Sogna di tornare alla normalità e spera solo che la salute abbia la meglio sul Covid-19. Per una volta parla l’uomo e non... il calciatore. Ecco le sue dichiarazioni:

Candreva, quando si sparsa la notizia che in Cina c’era un virus che stava facendo tanti morti, avrebbe mai pensato che si sarebbe arrivati a tutto questo, in Italia e nel resto del mondo?

«Sinceramente no. Mi ricordo di un servizio di qualche settimana fa al telegiornale che descriveva la città di Wuhan come deserta, con la gente chiusa in casa. E adesso…».

Qual è stata finora l’immagine simbolo di questa terribile pandemia?

«Quelle degli infermieri nei vari ospedali d’Italia con il volto segnato dalla fatica e dalle maschere di protezione. Davvero terribile».

Se potesse inviare un pensiero agli infermieri e ai medici che in tutta Italia stanno lottando per salvare vite umane, cosa direbbe loro?

«Grazie per l’immenso coraggio che dimostrate ogni giorno, per la vostra dedizione, per i vostri sacrifici: siamo con voi in questo momento difficile e siamo fieri di voi».

Quasi 100.000 contagiati dall’inizio, oltre 10.000 morti e la sensazione che l’Italia sia in ginocchio: ci rialzeremo? Torneremo a essere quelli di prima?

«Sì, ce la faremo sicuramente. Ne usciremo più forti di prima».

Questo virus come cambierà il nostro modo di vivere, le nostre relazioni e i nostri rapporti sociali?

«Spero che ognuno di noi possa apprezzare sempre di più il valore delle cose semplici. E mi auguro anche che questo momento ci insegni a essere ancora più attenti e rispettosi nell’igiene, che ci faccia capire quanto sia importante seguire le regole. Tutti allo stesso modo».

Conosce qualcuno che si è ammalato?

«Direttamente no».

Ha parlato con alcuni dei giocatori colpiti dal Covid-19?

«Finora no».

Qual è stato il primo pensiero quando, tre giorni dopo Juventus-Inter giocata l’8 marzo all’Allianz Stadium, le hanno detto che Daniele Rugani era positivo?

«Ero molto dispiaciuto per lui e allo stesso tempo mi sono preoccupato per noi, anche se personalmente non lo avevo incrociato né in campo né negli spogliatoi».

Come ha vissuto i giorni di isolamento domiciliare nei quali aspettava di sapere se aveva contratto il virus? Quali erano il suo pensiero e la sua paura più ricorrenti?

«La mia preoccupazione più grande era quella di contagiare la mia famiglia. Mi sarei sentito tremendamente in colpa. I primi giorni eravamo tutti un po’ preoccupati, sempre positivi mentalmente ma preoccupati».

Adesso ha ancora paura per i suoi familiari?

«Se rispettiamo le regole che ci vengono date non dobbiamo avere paura».

I suoi parenti sono ancora a Roma e non li vede da un po’.

«Questa è la cosa che mi fa soffrire di più: non poter andare a trovare mio padre, che è malato da circa un anno, è davvero brutto. Il mio pensiero costante va a lui: deve recarsi spesso in ospedale e quindi corre qualche rischio in più».

Conte sugli allenamenti è un martello anche durante l’emergenza Coronavirus?

«I preparatori atletici ci seguono tutti i giorni e ci fanno un programma specifico di lavoro. Sono davvero bravi. Conte ha mandato a noi e tutte le nostre famiglie un bel messaggio di incoraggiamento per la situazione. Ci è sempre “vicino”».

Come giudica il suo impatto sul mondo nerazzurro? Si aspettava che avrebbe cambiato così tanto l’Inter rispetto al passato?

«Conte è straordinario, uno che non molla mai. Anche dal “buongiorno” percepisci la sua carica. Ti sprona a dare il massimo in ogni allenamento, sempre ed è un vero perfezionista».

Il pallone ha smesso di rotolare in tutto il mondo e praticamente non si gioca più in nessun Paese. Quando riprenderanno gli allenamenti e poi i campionati?

«La salute prima di tutto... Spero proprio che questa situazione si risolva in fretta in tutto il mondo così da poter ripartire con la massima serenità a fare la vita normale e a giocare a calcio».

Il contrasto tra Ronaldo e Candreva (Getty Images)

Se le dicessero che il campionato si concluderà tra giugno e luglio, le piacerebbe come idea?

«Sicuramente sarebbe un’esperienza nuova… Magari non ottimale visto il caldo e uno stop così lungo, ma vedremo. Ovviamente rispetterò ciò che decideranno».

Si parla di ripresa della Serie A a porte chiuse. Com’è stato giocare senza pubblico il derby d’Italia in casa della Juventus?

«Quella è da sempre una gara molto sentita da entrambe le tifoserie. Se fossero stati presenti i tifosi, sarebbe cambiata tutta l’atmosfera e ci sarebbe stata maggiore adrenalina».

Chi vincerà lo scudetto?

«Mancherebbero tante partite da giocare... Parlare ora di scudetto, però, non mi sembra giusto: in questo momento il vero scudetto, per tutti, sarebbe vincere contro questo virus».

L’Inter finora è stata sconfitta due volte su due dalla Juventus, mentre contro la Lazio il bilancio è di una vittoria e un ko. Perché questo bilancio non esaltante contro le dirette concorrenti per il tricolore?

«La Juventus è uno squadrone che da anni è ai vertici e non scopriamo niente. Ogni partita però fa storia a sé: ogni sconfitta va presa nel migliore dei modi e analizzata con l’obiettivo di migliorarci. Sono questo tipo di incontri quelli che fanno crescere in vista delle sfide future». 

Quale segreto c’è dietro il suo ritorno a grandi livelli dopo un 2018-19 piuttosto difficile?

«La testa fa la differenza. Sentirsi a pieno parte di un progetto mi trasmette grande motivazione. Avere inoltre una persona come Conte che ti dà fiducia è fondamentale: ho grande stima di lui, non solo ora, ma già da quando mi allenava in Nazionale». 

Sorpreso dalla stagione super che finora ha disputato Lukaku? A quanti gol arriverà Romelu?

«Non sono sorpreso perché si sapeva che fosse un attaccante top. Mi auguro ne segni tanti altri». 

Che traguardo deve darsi l’Inter quando si riprenderà a giocare?

«Vincere tutte le partite perché siamo l’Inter e torneremo più forti di prima».