Tonino Gozzi, presidente della Virtus Entella che occupa attualmente la decima posizione dopo 28 giornate in Serie B, è stato intervistato da 'Il Corriere dello Sport' sul momento che sta attraversando il calcio italiano fermatosi a causa dell'emergenza coronavirus: "Una volta tanto sono d’accordo con Lotito. Quello che dice è vero, cioè i club calcistici rischiano tantissimo.

Prima la salute, vero, ma attenzione al crollo industriale. Nelle altre nazioni europee sta andando diversamente. Faccio un esempio. I consumi elettrici sono un indicatore della produttività. In Germania, lunedì, martedì e mercoledì erano calati tra i 2 e il 5 per cento, da noi più del 25. Significa che l’industria tedesca sta lavorando, lavorano tutti, in verità. Come noi, hanno rallentato solo gli spagnoli. Da pochi giorni"

L'azienda calcio

"Le misure sono state troppo draconiane. Non ci si può allenare per niente. Noi, fino a due giorni fa, facevamo venire gli atleti allo stadio. Uno alla volta. Arrivavano in tuta e via, direttamente in campo. Si facevano i loro 35 minuti di corsa e poi a casa. Era anche un modo di proteggere la collettività. Con l’ultimo decreto gli impianti sono sbarrati. Il paradosso è che attorno all’isolato, per strada, con gli altri, possono andare a correre, ma nello stadio, da soli, non possono più".

Ripresa dei campionati

"Tre settimane di preparazione sono indispensabili. Noi, per dire, abbiamo giocato l’ultima partita l’8 di marzo, siamo fermi da un mese. Per non far infortunare i ragazzi ci vogliono almeno venti giorni. Ma la chiusura totale reggerà fino a metà aprile. E poi? Fino ai primi di maggio non succederà nulla. La serie B non ha solo il campionato, ma anche playoff e playout. Bisognerà vedere se si riesce a chiudere entro giugno, altrimenti bisognerà rivedere i contratti. Non sarà facile. Però è giusto provarci".

Lotito ed il rischio fallimento dei club

"Secondo me ha ragione, fallirà un numero rilevantissimo di società. Molte, soprattutto in Lega Pro, vivono del minutaggio dei giovani che porta con sé la mutualità della Serie A. Ma senza diritti tv, non c’è mutualità. Anche molte società di A e di B erano in difficoltà già prima, figuriamoci ora. Tanti club italiani vivono della munificenza dei loro proprietari. I bilanci in perdita vengono ripagati dai proprietari e dalle loro aziende, ma ora, prima, bisogna salvare le aziende".