Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce: ha parlato nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport:

Lecce, parla Sticchi Damiani

«Vivevo quattro giorni a Roma e il resto della settimana in Salento. Adesso mi sono ritirato qui a Lecce, vado da casa allo studio legale e ritorno, così io e mia moglie stiamo imparando che cosa significhi davvero il matrimonio».

Eredità dopo l'incubo?

«La consapevolezza che sprechiamo troppo tempo a preoccuparci di sciocchezze, trattandole come se fossero cose importanti».

Ripresa dei campionati?

«Pensare di ripartire prematuramente, senza che la situazione sanitaria si sia in qualche misura normalizzata, senza preoccuparsi di come garantiremo ai giocatori e a tutto il personale coinvolto la tutela della salute, certamente lo sarebbe. Ma il tema del dopo, del riavvio della Serie A che abbiamo dovuto interrompere, va affrontato».

Cosa pensa?

«Io auspico che la stagione in corso si concluda. Sono per la ripartenza, insomma. Ma si tratta di un auspicio ragionato, basato su alcuni presupposti».

Quali?

«Il primo, chiaro, è che la pandemia venga superata, il che significherebbe peraltro la fine di una crisi gravissima per il Paese. Il secondo, altrettanto ovvio, è la certezza che nessun danno venga arrecato alla salute degli atleti e delle altre persone coinvolte. Infine, non bisogna arrivare con i tempi tanto in là da compromettere la prossima stagione».

Termine ultimo?

«Sarebbe complicato giocare oltre metà luglio senza fare danni. Inoltre la stagione a venire deve comunque concludersi rapidamente per via dell’Europeo e dell’Olimpiade rinviati».