Nel giorno del suo 74° compleanno l'ex tecnico del Milan Arrigo Sacchi ha concesso un'intervista alla "Gazzetta dello Sport" in cui ha affrontato soprattutto il tema dell'emergenza Coronavirus.

Milan e Coronavirus, parla Sacchi

"Qui in paese la situazione non è gravissima, ma ho amici in ospedale, qualcuno sta morendo. E' terribile. Molti se ne vanno senza un parente accanto, soli come cani. Mi ha chiamato un'amica dalle Marche che lavora in una casa-famiglia: sono morti in tre, a nessuno era stato fatto il tampone. Chissà quanto morti sono fuori dalle statistiche. Siamo partiti tardi con le restrizioni, ma è una situazione così eccezionale. A parte la tragedia e il dolore degli altri, io sto benissimo. Anzi, per la prima volta da quando avevo 19 anni, mi riposo. Avevo un arretrato di 30 anni di cose da mettere a posto...".

"Come ripartire? Non riesco a pensarci. Un conto è rivedere vecchie partite, un conto è ragionare sulla formula migliore di campionato. Non ci riesco. La testa va alla gente che muore, ai telegiornali sul Coronavirus".

"Milan? Serve prima un ambiente in cui i giocatori sentano l'orgoglio e l'appartenenza che li spinga a dare sempre il massimo. L'Atalanta non aveva fuoriclasse, ma lo sono diventati in un ambiente virtuoso. Chi era discreto è diventato buono; chi era buono, ottimo. I valori valgono più dei campioni. Mi spiace per Boban".

"Ibra? Stavolta mi ha sorpreso. Ha dato personalità e coraggio al Milan, è stato generoso. Ho sempre allenato squadre giovani e cercavo guide d'esperienza così. Al Rimini avevo Frosio, eccezionale".