Non può essere una sfida come le altre, per la Roma, su questo campo, contro la Sampdoria. Nonostante la necessità di far punti, l'importanza del match odierno e la voglia di un collettivo chiamato al riscatto in massima serie nazionale, il pensiero va inevitabilmente a quel 25 aprile 2010, quando una doppietta di Pazzini scucì lo scudetto dalla maglia della Roma per renderlo di agevole conquista all'Inter di Mourinho. Otto anni più tardi allo Stadio Olimpico di Roma si affrontano i giallorossi di Di Francesco e il Doria di Giampaolo. Due squadre distanti un solo punto in classifica che cercano riscatto e punti preziosi per programmare al meglio i prossimi impegni e vivere la sosta dovuta alle nazionali col dovuto distacco. L'imperativo odierno, per entrambe le compagini, non può che essere vietato sbagliare. Per la Roma, nello specifico, inutile pensare al passato.

Di Francesco conferma le indiscrezioni della vigilia per quel che concerne il reparto d'attacco. Fuori Dzeko, quindi, e dentro Schick nel 4-2-3-1 d'ordinanza. Nel terzetto alle sue spalle vi sono Kluivert, Pellegrini e El Shaarawy. A centrocampo Nzonzi e Cristante, con Kolarov e Florenzi esterni di difesa e il duo centrale a coprire Olsen formato da Manolas e Juan Jesus. 


Giampolo conferma il modulo, il 4-3-1-2, ma cambia gli interpreti, con Quagliarella che inizia dalla panchina, in favore di Caprari in tandem con Defrel; trequartista Ramirez. A centrocampo vi sono Linetty, Vieira e Praet, dato l'infortunio di non lieve entità occorso a Barreto. In difesa fuori Tonelli, dentro il gambiano Colley in coppia con lo svedese Andersen, con ai loro lati Bereszynski e Murru, dinanzi ad Audero.

Dopo le formalità di rito, inizia il primo tempo: ritmi subito compassati, le squadre si studiano e faticano a costruire gioco, soprattutto per vie centrali e risentirne sono inevitabilmente i riferimenti offensivi. Al 3' ci prova Linetty, con poca fortuna, mentre 5' più tardi è Defrel che prova ad incunearsi, ma Manolas fa buona guardia. Dal quarto d'ora i ritmi salgono e al 19' la Roma passa: dalla bandierina palla per Cristante che svetta più in alto di tutti e colpisce verso la porta avversaria, sulla linea Juan Jesus devia in rete per il gol che vale il vantaggio. La reazione della Samp fatica a concretizzarsi e al 32' è addirittura Kolarov a colpire il palo della propria porta su un tentativo di liberare l'area di rigore. Al 34' ancora Roma con Kluivert che salta di netto Murru e calcia verso Audero da posizione defilata, ma il tiro prende in pieno il primo palo e l'azione sfuma. Non accade più nulla di clamoroso e senza recupero cala il sipario sul primo tempo.

Nella ripresa resta negli spogliatoi Praet, al suo posto c'è Jankto. Dopo un primo timido segnale di riscatto, tuttavia, il Doria crolla ancora e in particolare al minuto 59, quando El Shaarawy e Kolarov consegnano a Schick il pallone del raddoppio, che per l'attaccante è un gioco da ragazzi spingere in rete. Il 2-0 è servito, ma per il Doria vale un ko tecnico. Al 72' ogni speranza svanisce per gli ospiti quando El Shaarawy, dopo una prima prodezza di Audero confeziona il gol di giornata con un colpo sotto che si deposita all'angolo più lontano per il 3-0 definitivo. C'è tempo per due occasioni blucerchiate con Viera e Colley, ma valgono solo per le statistiche. Quando tutto sembra ormai archiviato ci pensa Defrel a controllare magicamente in area di rigore avversaria e trafiggere Olsen per il più classico gol dell'ex. Non basta, perché in pieno recupero è Dzeko a ispirare El Sharrawy che è sempre il più lesto a raccogliere il suggerimento e mettere la ciliegina su una partita da incorniciare con un destro che non lascia scampo ad Audero, un po' incerto in uscita. Al fischio finale il risultato non cambia. Roma batte Sampdoria 4-1.