Il titolo è giocoforza riassuntivo e può apparire fuorviante, se non errato alla luce della lettura delle cose a priori: ovviamente non è la summa massima di quanto accaduto, ma una chiave di lettura che si cercherà di approfondire nel modo più analitico possibile per cercare di ampliare la visione del tutto.

La doppia sfida fra Inter e Barcellona va analizzata in due modi, entrambi facenti parte della stessa medaglia. Il primo punto di questa analisi, quello comune a tutti e inattaccabile è che fra le due squadre ci sono almeno 3 spanne di differenza e pensare a priori di riuscire a strappare un punto era un'ipotesi quantomeno di difficile realizzazione e l'Inter invece ce l'ha fatta. Dato per assodato ciò, c'è l'altra faccia della medaglia, quella relativa alle prestazioni, quella che esula dalle valutazioni sulla carta e che si concentra esclusivamente sul campo. Ed è questa ad essere analisi di queste righe perché spesso viene cancellata dal quadro più grande, sebbene una non infici l'altra, ma collaborino insieme a creare - come già più volte detto - la stessa medaglia.

Sulla gara singola battere il Barcellona è sempre complicato, serve una concatenazione di cose e di eventi astrali, tutti comunque sottesi dalla disponibilità dei giocatori a rendersi protagonisti di un'impresa. Questo termine, va da sé, sottintende che occorra essere non solo tutti quanti sopra la sufficienza nelle prestazioni individuali, ma anche al di là di quella soglia psicologica del 6, gettando il cuore oltre l'ostacolo e risultando impeccabili, facendo ben di più di quello cui si è soliti fare. È pacifico affermare che fra andata e ritorno molti giocatori dell'Inter non abbiano fatto ciò.

Al Camp Nou furono Candreva, D'Ambrosio, Borja Valero e Skriniar ad apparire sotto il par prestazione mostrato nella loro esperienza nerazzurra; al ritorno sono stati Vecino, Brozovic e de Vrij a lasciare più di qualche macchia sulla propria prestazione individuale. Se su due partite in cui sono stati utilizzati 15 diversi giocatori come titolari quasi la metà ha disatteso le aspettative standard e non quelle che avrebbero dovuto far presupporre all'impresa, va da sé che già questo connota come l'Inter abbia fatto meno di quanto sia stata in grado di dimostrare sin qui in stagione.

"Ma contro aveva il Barcellona", già sento la prima, facilissima, replica del lettore. Verissimo, ma gli errori individuali, di passaggio, di marcatura e quelli in occasione dei gol subiti prescindono dall'avversario: de Vrij tenta un anticipo a metà campo rimanendo molle sulle gambe, una cosa che non gli accadeva più o meno da 3 anni, assolutamente inusuale per lui eppure ha affrontato più volte la Juventus - contender anche a livello europeo - senza mai incappare in sbavature simili. All'andata Jordi Alba salta due uomini con un dribbling semplicissimo da leggere, ma lo riesce a fare perché i giocatori avevano commesso un errore di posizionamento del corpo raro per gli interpreti e anche sul gol di Rafinha qualcosa di più qualche singolo avrebbe potuto fare. In definitiva sui 3 gol del Barcellona (che sono comunque uno in meno di quanto hanno subito sinora PSV e Tottenham contro i blaugrana) ci sono almeno 2 errori individuali insoliti per gli standard prestazionali della rosa dell'Inter. E già questo qualche rammarico lo lascia.

All'andata i numeri rivelano che l'Inter avrebbe perlomeno potuto fare un gol mentre il Barcellona si è limitato a fare il suo compitino in fase realizzativa tanto che attorno all'80° minuto i due club avevano numeri simili circa la pericolosità offensiva, ma il risultato era sull'1-0 per gli allora padroni di casa. E qui non dipende dall'avversario, non ci sono state mega parate di Tre Stegen, ma deficit nerazzurro in zona gol, esattamente come ieri sera in cui l'Inter avrebbe addirittura potuto trovare il vantaggio due occasioni con Asamoah e Politano. Verissimo, il Barcellona ha avuto a sua volta grandi occasioni, ma l'Inter solitamente non sbaglia così tanto sottoposta e alla fine uscire dalla doppia sfida con solo un gol all'attivo non può non rappresentare un rammarico.

Altro rammarico clamoroso sono i tanti, troppi errori in fase di uscita della palla, questi sì imputabili in gran parte alla pressione magnifica e corale del Barcellona, ma rientra fra i rammarichi la troppa timidezza in alcuni uomini nerazzurri. Su tutti Perisic. Il croato non è in forma smagliante e chi lo segue di continuo lo sa bene, ma contro Sergi Roberto non serviva un'impresa per metterlo in difficoltà tant'è vero che già ieri sera nelle poche occasioni in cui è stato possibile sono arrivate le due sopracitate occasioni per i nerazzurri. Perisic vs. Sergi Roberto era un mismatch chiarissimo, temutissimo anche dal Barcellona in fase di preparazione alla partita, eppure non si avrà mai la controprova di cosa sarebbe potuto accadere se per 180' Perisic avesse messo a ferro e fuoco lo spagnolo, se lo avesse arato come ha dimostrato di saper fare anche in occasioni importanti, su tutte l'ultimo Mondiale.

In conclusione.

L'Inter sulla carta ha fatto un qualcosa di difficile pronosticabile, quello di strappare un punto al Barcellona in casa, cosa non fatta nemmeno dal Tottenham nel girone, ma sul campo ha lasciato tanto su cui poter rimuginare per capire il reale potenziale dei propri interpreti. Perché quando si guarda la luna non ci si deve soffermare troppo sul dito che la indica, altrimenti si perde il senso di tutto il lavoro: ammirare troppo un risultato parziale può far perdere il quadro generale che non riguarda il gruppo di Champions, ma il quadro relativo alla crescita continua e costante dell'Inter.