Il nome di Fabiàn Ruiz Peña molto probabilmente avrebbe detto poco o nulla alla maggior parte degli appassionati di calcio italiani se pronunciato appena sei mesi fa: il centrocampista azzurro, all'epoca dell'acquisto, era infatti reduce praticamente dalla prima stagione vera da professionista ad alti livelli con la maglia del Betis Siviglia ed in pochi avevano avuto la possibilità e/o la voglia di andare ad ammirare il suo sinistro disegnare traiettorie fatate dopo lunghe conduzioni palla al piede. Nonostante fosse un calciatore sconosciuto ad una grossa fetta di tifoseria (ed anche di stampa, a dirla tutta) quest'estate il Napoli, complice soprattutto un colpo di fulmine nel cuore di Davide Ancelotti, ha deciso di puntare fortissimo su di lui pagando la prima clausola rescissoria dell'era De Laurentiis, 30 milioni tondi tondi finiti nelle casse di un Betis reduce da una delle migliori stagioni dell'ultimo ventennio. 

Qualche mese dopo, a ridosso della terza pausa stagionale per gli impegni delle nazionali, il nome di Fabiàn Ruiz è sulla bocca di moltissimi tifosi ed addetti ai lavori, stregati dalle sue performances in maglia azzurra nonostante un avvio in sordina (per vederlo in campo c'è voluto più di un mese). Parlare però di una scommessa vinta o di un potenziale protagonista non rende per niente giustizia a Fabiàn, che lo scorso anno era stato a più riprese incensato con il titolo di miglior centrocampista emergente della Liga (esclusi i 3 top club) e da anni pilastro delle rappresentative minori spagnole, tanto da essere già discretamente in odore di convocazione nella nazionale maggiore. Insomma, nonostante il nome potesse essere un po' esotico per qualche orecchio e la cifra spesa fosse importante, non si stava parlando assolutamente di un giovane come tanti ma di un calciatore sostanzialmente già pronto a calcare grandi palcoscenici nonostante gli ampi margini di miglioramento.

Fabiàn è arrivato al Napoli avendo come ruolo prediletto quello di mezz'ala associativa in un centrocampo a tre, essendo capace di gestire le distanze coi compagni e con gli avversari in maniera eccelsa. Carlo Ancelotti ha però deciso di sfruttare un'altra delle caratteristiche principali dello spagnolo, ossia l'innata duttilità (che gli ha consentito anche di arretrare dalla trequarti al centrocampo in età adolescenziale), per trovargli una nuova collocazione in campo, quella da finto esterno di centrocampo nel 4-4-2 che il Napoli sta utilizzando in pianta stabile da un paio di mesi a questa parte. Fabiàn sembra essere nato per ricoprire ruoli ibridi e dalle diverse sfaccettature, visto la sua capacità di muoversi sia senza il pallone che in conduzione con estrema naturalezza, non lasciando mai niente al caso. Le doti tecniche sono davvero fuori dal comune ed, abbinate ad un fisico statuario che lo pone nella scia di tutti i centrocampisti sovradimensionati (Pogba, Milinkovic-Savic) che stanno dominando i campionati europei, tracciano l'identikit di un calciatore che potrebbe trasformarsi presto in un rebus di difficile risoluzione per le difese avversarie.

Il primo gol di Fabiàn in Serie A restituisce alcune delle sue sfaccettature: pallone sradicato sulla trequarti grazie al fisico imponente, dribbling utilizzato in maniera scientifica per liberarsi dell'avversario, e destro (che sarebbe il piede debole..) delizioso sul palo lontano. Chapeau.

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Fabiàn ha giocato sin'ora circa 400 minuti in Serie A, distribuiti su 6 partite, eppure sembra di conoscerlo già da un pezzo. Per capire quanto il centrocampista spagnolo stia facendo bene è interessante osservare come, confrontato coi centrocampisti che sino ad oggi hanno fatto meglio di tutti in Serie A sia per media voto pura (Allan, Chiesa, De Paul) che per fantamedia (Boateng, Joao Pedro, Ilicic, Benassi), si ponga in testa a diverse classifiche di rendimento. Fabiàn è il migliore di tutti in termini di percentuale di passaggi riusciti (87.5%), dato che diventa ancora più importante se si considera il fatto che è anche il calciatore che tocca più palloni per 90 minuti del lotto (74.7 a partita, precendo di poco Allan e staccando anche di 50 tocchi gente come Chiesa e Boateng) destinandone quasi un terzo in zone di campo più avanzate rispetto a quelle di partenza del passaggio. E' inoltre il calciatore con la migliore percentuale di finalizzazione (25%) dopo Benassi (31%), ed uno dei più precisi sul gioco lungo (quasi il 70% di passaggi riusciti). Qualsiasi cosa nel calcio di Fabiàn è codificata in un sistema neurale che elabora istante per istante quale sia la scelta migliore da compiere (e gli zero palloni persi nel match contro la Roma sono un bel manifesto, in tal senso), ed anche le conclusioni verso la porta arrivano spesso e volentieri quando rappresentano la migliore opzione possibile.

Pur nel pantano del Marassi, l'interpretazione de esterno ibrido di Ruiz è perfetta: largo in fase difensiva, quasi trequartista puro in quella offensiva. Omeonga ed Hiljemark qui sono un po' distratti e la palla di Mertens canta, ma il movimento è da ammirare più e più volte.

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La concorrenza di Zielinski aveva probabilmente spaventato diversi fantallenatori in fase di asta, e non è da escludere che lo spagnolo possa avere un momento di appannamento nel corso della stagione durante il quale rimarrà seduto in panchina ad ammirare le gesta del polacco, ma chi ci ha visto lungo oggi si ritrova fra le mani un oggetto preziosissimo che può riservare ancora tante altre sorprese. E sono proprio le sorprese che spesso e volentieri fanno la differenza..