Prosegue la lunga serie di esclusive del nostro network. Oggi, ai nostri microfoni, un noto personaggio dello spettacolo, voce autorevole del wrestling e del poker televisivo, oltre che tifoso nerazzurro DOC: Giacomo Valenti.

 

Alfredo De Vuono: Giacomo, anzitutto benvenuto. Non ti molliamo un attimo, e partiamo subito levandoci il dente: parliamo di Inter? 

Giacomo Valenti: ...E' proprio obbligatorio? (ridiamo, n.d.r.)

 

A.D.V.: No. Ma se ti va...E' questo il momento in cui vengono fuori i veri tifosi, no?

G.V.: E' vero. E' importante. L'essere tifoso è una cosa che hai dentro. E non penso che, in tal senso, ci siano tifosi interisti 'finti', o 'di comodo'. Tu, tifoso, hai deglutito amaro prima, hai gioito poi, ed ora stai deglutendo nuovamente amaro. Certo, è dal 22 maggio del 2010 che è quantomeno strana, come situazione. Questo fair play finanziario - che forse l'Inter è l'unica a rispettare - non è facile da gestire. Partiamo da un presupposto: grazie mille a questo gruppo, dal Presidente all'ultimo dei magazzinieri per ciò che ci ha regalato negli ultimi anni. Ma le cose adesso sono cambiate. Vinci la Champions, e l'allenatore se ne va, vinci la Coppa Italia e l'allenatore se ne va...

 

A.D.V.: E che rimane?

G.V.: ...E rimane poco. Rimangono gli esoneri, le difficoltà tecniche, una serie di giovani giocatori, alcuni con i brufoli...E non degli investimenti accorti su determinati giocarori. E non è un caso che poi si scenda in campo con un centrocampo composto da Zanetti, Cambiasso e Stankovic. Ecco, se lì avessimo messo uno come Fabregas, sarebbe stato una sorta di 'doping lecito' per la squadra.   

 

A.D.V.: E ma poi torniamo al probelam del fair play, però.

G.V.: Si, ma se sommi i soldi spesi per Alvarez, Jonathan, Zarate, fai fatica a pensare al fair play.

 

A.D.V.: Ma c'è anche una certa mancanza dal punto di vista tecnico. Ranieri continua a cambiare formazione, non ha deciso come far giocare la sua Inter, ed è lì da mesi.

G.V.: Il problema è identificativo. Mourinho e Mancini decidevano come far giocare la squadra. Ed i risultati sono arrivati. Adesso sembra tutto 'casual'. Zarate, ad esempio: non so quanto i suoi genitori possano continuare a pagare per lasciare il 'piccolo' all'Inter, nelle sue due ore di ricreazione. Ci sono cose che si fa fatica a capire.

 

A.D.V.: Soprattutto dopo la sconfitta in Champions.

G.V.: Ecco, a me ha fatto molto piacere che Moratti sia andato a seguire la squadra, pur essendo fuori. Ma sai, il problema non è quella sconfitta. Sono le altre, il fatto che, dopo i quattro gol al Palermo, non ne hai fatti altri. Brucia il gol all'ultimo minuto del Marsiglia, ma se Ranieri dice d'aver visto una buona squadra, e contesta alcuni voti negativi dei giornali, onestamente c'è da gettar la spugna.

 

A.D.V.: A proposito di voti...Io seguivo Roma-Inter (4-0, n.d.r.) per Fantagazzetta, e quel giorno misi '3' a Ranieri.

G.V.: Perchè, l'hanno giocata Roma-Inter? No, seriamente. Io di quella partita parlavo con un carissimo amico, anch'egli interista, quindi diverso da me. Nel senso che lui tifa Inter, io incarno l'Inter. E ci dicevamo: le famose sette partite di fila però le abbiamo giocate, e vinte. E poi c'è la Champions.

 

A.D.V.: Se l'Inter non arriva al terzo posto, peraltro, il rischio è che non la si possa fare neanche a Giugno, l'auspicata rifondazione.

G.V.: E qui è l'errore. Perchè l'Inter era in Champions. Andava fatta prima. Dopo la Champions vinta, questa situazione continua a perdurare. Perchè non si può prendere Forlan che non può giocare in Coppa, o Guarin che si acquista già rotto. Quello che contesto è proprio questo: dopo il triplete non ci si poteva saziare, solo perchè venivi da lunghi anni di dieta. La teoria in base alla quale l'interista debba soffrire, sempre e comunque, non sta nè in cielo nè in terra. Anche perché finché non vinci non ti rendi conto di quanto sia bello vincere: ed a maggior ragione dovresti avere la forza per non tornare indietro.

 

A.D.V.: Prima della trasferta di Marsiglia, ho intervistato Alessandro Altobelli. Con lui concordavamo su un fatto: se 'toppa' anche lì, Ranieri deve andar via.  

G.V.: Si, ma non è così facile. Perchè certo Ranieri non può far giocare Alvarez meglio di Gasperini, perchè la rosa quella è. Il problema non è l'allenatore. Il problema è la programmazione. In Champions magari avrà anche sbagliato, perchè sperava, con una squadra più tecnica, di poter mettere in difficoltà gli avversari. Ma il problema ripeto, sta nella programmazione. 

 

A.D.V.: Proviamo a parlare di altro. Tu sei anche un cultore di Poker. Lo facciamo un parallelismo tra l'attuale condizione dell'inter ed il poker?

G.V.: Mi sono innamorato di questo gioco. E' stupendo, anche perchè, per quanto possa sembrar strano, è un gioco che è il contrario del gioco d'azzardo. Mi auguro che possa tra diec'anni esser insegnato nelle scuole. Perchè è fatto di intelligenza e programmazione: tutto è importante, anche i dettagli apparentemente più trascurabili. Nel poker si deve pianificare. Il parallelismo sta qui: all'Inter è mancata la pianificazione. Quella, per capirci, che si fece quando venne venduto Ibra, perchè col ricavato si presero Lucio, Sneijder ed Eto'o. Se poi, però, vendi Eto'o, e non fai la stessa cosa, non fai programmazione. E' come avere in mano delle carte, e sperare di chiudere poi, ma senza programmazione. Le carte, sì, sono importanti, ma non senza fare pianificazione. Anche nelle piccole cose,, come faceva 'sua maestà' Mourinho: tanto per dirne una, mi ricorderò sempre del 6 gennaio di due anni fa. Si giocava Chievo-Inter, e veniva subito dopo la pausa di Natale. Ancora avevano tutti le feste alle spalle, i panettoni sullo stomaco, i cotechini di traverso, la pignolata ancora da digerire...E lui, quella mattina, disse che Chievo-Inter era la partita più importante del mondo. E noi, quel giorno, dopo 12 minuti già eravamo andati in gol. Perchè? Perchè sapeva bene che, nella psicopatia interista, quella era una partita fondamentale. Queste cose, io, oggi, non le vedo più. 

 

A.D.V.: Cambiamo ancora argomento. Il nostro pubblico ti ricorda anche per le tue apparizioni a Controcampo. Adesso, quella trasmissione, così innovativa ed efficace nel panormama giornalistico sportivo televisivo, è stata clamorosamente ridimensionata. E tu non ci sei più.

G.V.: Beh, sai, la mia rubrica prevedeva un pubblico, e delle immagini prima e dopo le partite. Cose che poi non è stato possibile avere. Adesso è una trasmissione differente rispetto ad allora, quindi in bocca al lupo a chi ci lavora adesso. Ciò non toglie che allora funzionava, e molto: ma non è detto che non possa tornare. Sono state fatte delle scelte, in merito, che io rispetto, ma rimango consapevole della forza di quella trasmissione. Me lo chiedono in tanti: spero proprio che possa tornare. 

 

A.D.V.: Lì c'era la celebre contrapposizione tra 'Mughiniani' e 'Liguoriani' in merito alla questione Calciopoli. Tu dove stavi?

G.V.: Beh, due personaggi assolutamente mai banali. Io non stavo da nessuna parte: parliamo d'un episodio molto brutto per il calcio. Io personalmente non avrei mai ostentato uno scudetto vinto a tavolino, ma non avrei neanche permesso che si potesse denigrare uno scudetto vinto sul campo. Dopo cinque anni, però, ancora non siamo arrivati ad una verità assoluta. Diciamolo, però: Okan, Emre, Gresko, Vampeta e Kily Gonzales, però, certo Moggi non l'ha comprati per l'Inter. Ciò non toglie che le telefonate agli arbitri fossero esempi d'un comportamento scorretto. Sportivamente, ti dico, sono contento che poi l'Inter abbia vinto quegli scudetti, ed altrettanto lo sono per il fatto che oggi, la stessa Juve abbia fatto un progetto vero che l'ha riportata lassù. La loro voglia di riscatto, la gestione di Conte, l'adrenalina dei giocatori, è tutto notevolissimo. 

 

A.D.V.: A proposito di tifo...Me la dici una parola sul piccolo Filippo? 

G.V.: Allora, partiamo da un presupposto: l'ironia nel calcio, è fondamentale, se fatta bene, come nella vita. E serve a stemperare dei toni che, spesso, sono troppo accesi. Lo sfottò è altrettanto importante: pensa che io, mio figlio, avrei voluto battezzarlo 'Istanbul', di secondo nome. E quel ragazzino, Filippo, è dolcissimo. Abbiamo tutti un Filippo dentro di noi. Io soprattutto: peso 140 chili, avrò dentro una classe intera  di Filippi. Rappresenta alla perfezione l'emotività del tifoso che c'è in ognuno noi. E, ti dirò, ci sta anche l'ironia degli avversari. 

 

A.D.V.: Torniamo un attimo all'attualità. Hanno confermato la squalifica a Ibrahimovic.

G.V.: Sul gesto, devo dirti, non saprei proprio. Ho già parecchi problemi con l'Inter, pensa se mi dedico a lui. Il mio problema non è se non gioca Ibra, il mio problema è che gioca Zarate, semmai. Va detto però che Ibra, sia nel Milan che nell'Inter, ha dimostrato d'essere una macchina da guerra, quando gioca con le squadre 'da tabella di marcia'. Nella partite più importanti, però, si fa fatica a riconoscerlo. 

 

A.D.V.: E lo scudetto, chi lo vince?

G.V.: E' come chiedermi se preferirei che la mia amata mi tradisse con uno moro o uno biondo. Una delle due, però, vincerà. A quel punto chiunque sia, vorrà dire che l'avrà meritato. E chiunque sia, le tapparelle di casa mia, quel giorno, saranno estremamente serrate. 

 

A.D.V.: Tu usi tanto i social. Qual è la tua opinione su di essi?

G.V.: Sono un 'pentito', in tal senso. Perchè, come tutti quelli della mia generazione, non riuscivo a comprenderli direttamente. Adesso mi rendop conto della loro importanza. Se riesci a cogliere quest'occasione funzionano benissimo. Il primo che ha saputo coglierla, in tal senso, è stato Fiorello, con la sua conferenza stampa mattutina.

 

A.D.V.: Tornando al poker, ho letto da qualche parte che proprio qualche giorno fa hai fatto una bellissima figura in un torneo, in prima persona. 

G.V.: Era il 'World Poker Tour', in mezzo a tanti mostri sacri. Io il poker l'ho sempre raccontato, e poi ho deciso di giocarlo. Una congiunzione astrale, forse, e molta tenacia: ed alla fine sono andato a premio.

 

A.D.V.: Raccontami una mano interessante.

G.V.: Te ne racconto due. Sono riuscito a bluffare ad un certo Romanello, che ha vinto ben due ETP, simulando un asso, ma avendo in realtà una coppia di 4. Lì, però, ha fatto più il dealer di me, avendo messo carte a terra tali da farmi spngere fino alla fine, essendo il primo a parlare. Nella seconda, invece, giocavo contro Lepore. Io avevo AJ, faccio raise, lui raise ancora, io call. Al flop escono 8JJ, per cui io sono fortissimo. Lui punta, ed io faccio solo call, convinto d'esser davanti, cosa che in realtà era vera. Al turn vien fuori una donna: e lui chiude full, avendo due donne in mano. Lui punta, io vado all-in, ed al turn esce fuori il Jack. Le congiunzioni astrali di cui ti dicevo prima.    

 

A.D.V.: Ma come gioca uno che di mestiere fa le telecronache? Cioè, che fa, si commenta dall'esterno mentre gioca?

G.V.: No, in realtà io in quei momenti esco dal mio corpo - e, credimi, ce ne vuole - e sono estremamente concentrato. Sono abbastanza solido come giocatore, perchè rubo quando posso. Per chi commenta è difficilissimo giocare, perchè vedi dall'esterno le carte, cosa che azzera il tuo pensiero. Dopo tre anni di cronache, quando ho realizzato di essere in grado di giocare, mi sono fatto dare una mano da alcuni campioni, ed ho cominciato a giocare davvero.  

 

A.D.V: Chiudiamo: qual è l'unica regola che vale sia nel poker che nel calcio?

G.V.: Quella che ti dicevo prima: la pianificazione. Che vale anche nella vita. La fortuna conta, come nel caso di quel Jack al river, ma senza la pianificazione non si fa nulla. 

 

Innamorato del poker, almeno quanto del calcio. Salutiamo Giacomo con un sorriso, e ci diamo appuntamento alla prossima mano di poker. Ed alla prossima partita. Perchè, come dice lui, le due cose si assomigliano, eccome.

 

Alfredo De Vuono