Non dimenticherò mai quel 10 giugno di ormai 7 anni fa: si respirava un’aria strana in città, l’ansia pre partita era diversa, l’obiettivo troppo importante da raggiungere. La porta del paradiso era vicina, dopo tanti, troppi anni di inferno.

 

Bastava un pareggio al Napoli di Reja per raggiungere la serie A, avversario il Genoa di Gasperini. Il calendario aveva giocato un brutto scherzo alle due squadre: se agli azzurri bastava un pareggio per la matematica promozione, al grifone, terzo in classifica ma con 11 punti di vantaggio sulla quarta, serviva una vittoria. C’era pero’ una possibilità: sarebbe bastato un pareggio ad entrambe se il Piacenza non avesse vinto la sua gara contro la Triestina. Il Ferraris era un tripudio di colori, nonostante l’importanza della partita il gemellaggio non si fermò quel giorno. Bandiere rossoblù e azzurre insieme, con la speranza di una festa collettiva.

 

In campo le due squadre erano tese, io la formazione del Napoli di quel pomeriggio la conosco a memoria, come la più banale poesia recitata a genitori e parenti nel giorno di Natale: Iezzo, Grava, Cannavaro, Domizzi; Garics, Montervino, Gatti,  Bogliacino, Savini; Sosa, Calaio. Anche in campo il clima era strano:  le squadre non volevano farsi del male e aspettavano notizie positive dal Garilli. Al 33’ Degano porta in vantaggio il Piacenza e calò il gelo al Ferraris. Il Genoa cominciò ad attaccare a strombattuto, prima De Rosa e poi Leon non hanno fatto passare bei momenti ai tifosi del Napoli.  Nel secondo tempo la liberazione: Allegretti firma il pari della Triestina con una punizione millimetrica, esplode la gioia dei tifosi azzurri e genoani. Da quel gol alla fine della partita doveva trascorrere un’altra mezz’ora, e non mi vergogno nel dire che molto probabilmente sono stati i 30 minuti più lunghi della mia vita. Il cronometro scorreva lento, mentre le due squadre in campo avevano ormai infilato la radiolina nelle orecchie.

 

Al triplice fischio di Piacenza-Triestina il tripudio: tutti in campo ad abbracciare quegli eroi che avevano riportato Napoli nel calcio che conta dopo sei lunghissimi anni, mentre l’agonia del Genoa era durata addirittura il doppio, dodici anni. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 10 giugno 2007, ma questa data è stata sicuramente l’inizio di una storia che al momento recita due Coppe Italia vinte, ed un domani, beh chissà…

 

E’ passat “A” nuttat…

Carmine Cassandra